giovedì 27 maggio 2010

SIDDI E NATALE: IL DDL INTERCETTAZIONI RIMANE UN MACIGNO

Il Segretario Generale e il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi e Roberto Natale, appresa la notizia della calendarizzazione al Senato del disegno di legge sulle intercettazioni, hanno rilasciato la seguente dichiarazione, durante i lavori del congresso mondiale dei giornalisti, che si sta svolgendo a Cadice in Spagna e che ha manifestato viva preoccupazione sulle notizie provenienti dall’Italia “Allo stato dell’arte per il diritto di cronaca il ddl sulle intercettazioni rimane un macigno. Le ipotizzate novità, almeno per ora, sono clandestine. I preannunci di ammorbidimento di sanzioni segnano sì una riflessione in più da parte di chi sta proponendo un disegno di legge incoerente con le esigenze di bilanciare diversi diritti (giustizia, informazione e privacy) ma, per quanto si può dedurre dalle indiscrezioni che circolano, non modificano un elemento di sostanza che, invece, deve essere rimoss la cronaca sulle notizienon può mai diventare un reato e quindi oggetto di sanzioni, per editori e giornalisti, come le multe e il carcere.All’aula del Senato, che – come ci ha detto il Presidente Schifani – avrà il modo e il tempo di ricercare l’equilibrio tra diritti fondamentali chiediamo una riflessione nuova e l’opportunità che tutte le parti in causa, quindi anche giornalisti ed editori, possano valutare eventuali nuove proposte, qualunque sia il loro segno. Certamente non possiamo non ribadire quattro nostri punti fermi fondamentali: gli atti non più segreti non possono essere interdetti alla pubblicazione; una udienza filtro può e deve sgombrare il campo da ogni pregiudizio e stabilire quali siano gli atti di indagine che hanno rilevanza e, quindi,vengono depositati e resi disponibili anche per la conoscenza pubblica mettendo da parte gli altri documenti che riguardino persone o situazioni estranee; il Giurì per la lealtà dell’informazione che entro tre giorni si pronunci sui ricorsi per i casi di eventuale violazione della riservatezza delle persone da parte dell’informazione; tempi certi, non illimitati,della durata del segreto giudiziario. Occorre sempre ricordare che il diritto fondamentale dei cittadini a conoscere e sapere i fatti di rilevante interesse pubblico è un diritto vitale irrinunciabile da cui dipende il corretto funzionamento del circuito democratico”.

Firma anche tu l'appello dei direttori e della FNSI contro il ddl intercettazioni

Sottoscrivi anche tu l'appello

"I direttori e le redazioni dei giornali italiani, con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, denunciano il pericolo del disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche per la libera e completa informazione.
Questo disegno di legge penalizza evanifica il diritto di cronaca, impedendo a giornali e notiziari (new media inclusi) di dare notizie delle inchieste giudiziarie – comprese quelle che riguardano la grande criminalità - fino all’udienza preliminare, cioè per un periodo che in Italia va dai 3 ai 6 anni e, per alcuni casi, fino a 10. Le norme proposte violano il diritto fondamentale dei cittadini a conoscere e sapere, cioè ad essere informati.
E’ un diritto vitale irrinunciabile, da cui dipende il corretto funzionamento del circuito democratico e a cui corrisponde – molto semplicemente – il dovere dei giornali di informare.
La disciplina all’esame del Senato vulnera i principi fondamentali in base ai quali la libertà di informazione è garantita e la giustizia è amministrata in nome del popolo. I giornalisti esercitano una funzione, un dovere non comprimibile da atti di censura. A questo dovere non verremo meno, indipendentemente da multe, arresti e sanzioni. Ma intanto fermiamo questa legge, perché la democrazia e l’informazione in Italia non tollerano alcun bavaglio".

martedì 25 maggio 2010

Unci: Il ddl Alfano deve cambiare profondamente: niente pasticci e ritorni indietro

Il giornalismo italiano ha dimostrato, con la amplissima partecipazione alla giornata indetta dalla Fnsi, di volere tutelare la Libertà. Quella libertà che passa in modo inequivocabile attraverso la libertà dei giornalisti di informare e la libertà dei cittadini di essere informati come stabilisce la Costituzione.
L’unità del mondo giornalistico conferisce nuova forza alla battaglia che l’Unci, la Federazione e l’Ordine stanno conducendo dal giugno dello scorso anno contro il ddl Alfano.
Una battaglia che non può accontentarsi di mezze misure ma che deve cogliere l’obiettivo stabilito fin dal primo momento. I giornalisti hanno il dovere di informare in modo corretto completo e tempestivo, i cittadini hanno il diritto di sapere le notizie, non il pettegolezzo, ma i fatti che sono importanti ed essenziali perchè si formino un libero e informato convincimento sulla cui base assumere in modo consapevole le loro decisioni.
Perchè ciò accada è essenziale che il ddl Alfano sia modificato profondamente, in particolare deve essere assolutamente chiaro che ciò che è pubblico deve per ciò stesso essere pubblicabile e conoscibile dai cittadini. Il testo del ddl licenziato dalla Commissione Giustizia del Senato è peggiorativo di quello approvato dalla Camera dei Deputati. Ma il testo approvato a Montecitorio non è affatto condivisibile, contro quella formulazione i giornalisti avevano già indetto uno sciopero che fu rinviato solo perchè l’intervento del Presidente della Repubblica Napolitano, subito recepito dal Presidente del Senato Schifani, aveva sottolineato che quella formulazione non era accettabile in una democrazia partecipata. E che dunque andava cambiat a.
L’Unci ribadisce che una vicenda così essenziale deve essere risolta in modo chiaro e aperto. La Libertà è o non è. La libertà di informazione è o non è. Ricorrere a formulazioni pasticciate è del tutto inaccettabile.

LA7 A BERNABE': CARO EDITORE PRENDI UNA POSIZIONE

A Franco Bernabé e Gabriele Galateri di Genola,
a.d. e presidente di Telecom Italia
e a Giovanni Stella,
vice presidente e a.d . TiMedia
Caro Editore,
nel momento in cui la categoria dei giornalisti è impegnata in una dura battaglia in difesa della libertà di stampa contro il disegno di legge sulle intercettazioni noi, giornalisti de la7, siamo solidali e sosteniamo tutta la categoria contro chi vuole limitare la libertà di informare ed essere informati. Siamo convinti che questa battaglia, che ha coinvolto anche molti editori e molti direttori di testate nazionali, debba essere comunque e anche la nostra. E ti chiediamo di prendere una posizione netta a fianco di chi non vuole che il ruolo dell'informazione in Italia sia ridotto a cassa di risonanza di interessi. Siamo preoccupati per il silenzio della nostra testata e per il fatto che, pur essendo emittente privata, anche il tg la7 e l'editore in un libero mercato non faccia sentire la sua voce contro "il bavaglio" che questa legge vuole mettere all'informazione. Anche un'emittente privata fa "servizio pubblico" perché deve rispondere ai principi contenuti nell'articolo 21 della Costituzione e al principio della libera concorrenza sul mercato delle notizie. Per questo siamo preoccupati che, in occasione dell'incontro convocato ieri dalla Federazione nazionale della Stampa, l'assenza dei vertici della nostra società editoriale e della direzione abbia pesato. Noi crediamo che non si possa tacere. Quando, come in questa occasione, è in gioco la libertà di informazione che non è un privilegio della corporazione dei giornalisti ma un diritto di tutti i cittadini, bisogna prendere parte. In una democrazia non e' tollerabile alcun limite all'informazione libera e corretta. Questa è una battaglia "comune" perché nei giornali e nelle tivù non c'è libertà di impresa se il lavoro dei giornalisti non è lasciato libero di raccontare.

seguono firme

Vincenzo Adornetto, Luciana Araujo, Marinella Aresta, Paolo Argentini, Adalberto Baldini, Adriana Bellini, Loredana Birzoli, Caterina Bizzarri, Silvia Borromeo, Lavinia Bruno, Stefano Buccafusca, Gabriella Caimi, Luca Catuogno, Paolo Celata, Guy Chiappaventi, Sonia Cianca, Maria Covotta, Andrea Criscenti, Luca Del Re, Raffaella Di Rosa, Niccolò Di Thiene, Alain Elkan,Cristina Fantoni, Stefano Ferrante, Giancarlo Feliziani, Damiano Ficoneri, Frediano Finucci, Antonella Galli, Emanuele Garulli, Luca Giannelli, Francesco Izzi, Marco Lanza, Alessandra Livi, Cinzia Malvini, Paola Mascioli, Silvia Mauro, Giorgio Meletti, Andrea Molino, Camilla Moreno, Pierfrancesco Pangallo, Paolo Parnasi, Laura Perego, Filippo Pirillo, Silvia Resta, Antonio Roccuzzo, Francesca Roversi, Alessandra Sardoni, Marina Sbardella, Armando Sommajuolo, Antonella Serrano, Edoardo Soldati, Luca Speciale, Paolo Stella, Tiziana Stella, Francesca Todini, Bruno Vesica, Patrizia Viola, Marco Vittorini,

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #13

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #12

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #11

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #19

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #9

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #8

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #7

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #6

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #5

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #4

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #3

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #2

Ddl Intercettazioni : Parlano i Direttori alla FNSI #1

lunedì 24 maggio 2010

Intercettazioni: I direttori delle maggiori testate italiane con la Fnsi

I direttori e le redazioni dei giornali italiani, con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, denunciano il pericolo del disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche per la libera e completa informazione.
Questo disegno di legge penalizza e vanifica il diritto di cronaca, impedendo a giornali e notiziari (new media compresi) di dare notizie delle inchieste giudiziarie – comprese quelle che riguardano la grande criminalità - fino all’udienza preliminare, cioè per un periodo che in Italia va dai 3 ai 6 anni e, per alcuni casi, fino a 10. Le norme proposte violano il diritto fondamentale dei cittadini a conoscere e sapere, cioè ad essere informati.
E’ un diritto vitale irrinunciabile, da cui dipende il corretto funzionamento del circuito democratico e a cui corrisponde – molto semplicemente – il dovere dei giornali di informare.
La disciplina all’esame del Senato vulnera i principi fondamentali in base ai quali la libertà di informazione è garantita e la giustizia è amministrata in nome del popolo.
I giornalisti esercitano una funzione, un dovere non comprimibile da atti di censura.
A questo dovere non verremo meno, indipendentemente da multe, arresti e sanzioni. Ma intanto fermiamo questa legge, perché la democrazia e l’informazione in Italia non tollerano alcun bavaglio.

Intercettazioni: L'arringa della Littizzetto

Monteforte (Unità): L'Ordine va cambiato radicalmente

"Il segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti dovrebbe rappresentare tutti noi. Dovrebbe essere un riferimento per tutti e testimoniare quei valori di correttezza, solidarietà e lealtà cui siamo chiamati. E’ stato questo Enzo Iacopino? Valente collega, ma quando in questi anni difficili di crisi non solo economica della professione, di attacchi diretti alla nostra autonomia abbiamo sentito vicino il segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti?
Ora siamo al paradosso. Alla minaccia di sanzioni disciplinari verso chi - è il caso del collega Ignazio Ingrao consigliere dell’Ordine regionale dei Giornalisti e impegnato negli organismi di categoria oltre ad essere coordinatore romano di Autonomia e Solidarietà - esprime le sue critiche al segretario nazionale dell’
Ordine. Siamo alla lesa maestà? Non basta la replica a ciò che si ritiene non veritiero? Siamo all’uso personale degli strumenti giurisdizionali della categoria? Al tentativo di intimidire le voci critiche?
Tutti, anche chi sino ad oggi ha diretto l’Ordine, è chiamato a rispondere di ciò che ha detto e fatto o di ciò che ha omesso di fare e dire a tutela della professione, della sua autonomia e del diritto di informazione. In genere è a questo che servono le elezioni e il libero confronto all’interno della categoria. Ci auguriamo che il ricambio ci sia e radicale, perché quest’Ordine va cambiato radicalmente. Ma se si decide di percorrere altre strade, quella dei richiami disciplinari, allora si deve essere consapevoli che tale percorso può valere per tutti. Anche per chi incautamente fa un uso distorto delle proprie prerogative. Anche questo offende la dignità e l’onore dell’Ordine nazionale dei Giornalisti.
Roberto Monteforte
cdr de l’Unità, direttivo e giunta di Stampa Romana"

domenica 23 maggio 2010

Quarto Potere: Stupisce e preoccupa l'ostilità dell'Ordine contro il diritto di critica

Il diritto di critica è uno dei cardini su cui ruota la libertà di stampa. Per questo, stupisce e preoccupa fortemente che a negare tale diritto sia proprio il vertice del nostro Ordine, che dovrebbe invece essere il primo e più strenuo baluardo contro i tentativi di mettere guinzagli all'informazione che arrivano dal potere politico. E non può certo la campagna elettorale in corso giustificare che i vertici dell'Ordine, pur uscenti, vengano meno al loro ruolo istituzionale e al loro dovere.
Le donne e gli uomini di Quarto Potere esprimono totale solidarietà e si schierano al fianco del collega Ignazio Ingrao, coordinatore di Autonomia e Solidarietà a Roma, che il Segretario uscente del Consiglio nazionale dell'Ordine intende deferire per aver criticato il silenzio dei vertici dell'Ordine proprio sulla battaglia contro il ddl Alfano e contro il rischio che vengano spazzati via, con la sua approvazione, il diritto dei cittadini a essere informati e il diritto-dovere di cronaca dei giornalisti.
Quarto Potere a Roma ha deciso di sostenere e far parte, insieme con Autonomia e Solidarietà e Giornalisti Uniti, di una squadra di colleghe e colleghi che vogliono rinnovare il nostro Ordine e portare al centro della sua attività il presidio della libertà d’informazione. Le giornaliste e i giornalisti di Roma e del Lazio (e in generale di tutta Italia) che tra oggi e domani andranno a votare dovrebbero riflettere sul valore della professione e l'importanza della sua difesa. E scegliere da che parte stare.

Quarto Potere

Siddi: Su quella legge adesso fermatevi


di Franco Siddi
Il dado non è ancora tratto. La possibilità di cambiare rotta esiste, se si vuole. Giornalisti, editori e cittadini devono stare in campo ora più che mai, per fermare le norme che mutilano l'informazione, attraverso il divieto di cronaca giudiziaria contenuto nel Ddl intercettazioni. Il Senato ha una grande responsabilità. Può ancora fermarsi, riflettere, fare una scelta di libertà e di giustizia o, al contrario, precipitare su una linea di regressione della civiltà democratica del paese, sicuramente sanzionabile dalle istituzioni di garanzia internazionale. Per questo è incessante l'azione che i giornalisti (anche gli editori) stanno compiendo per la difesa del diritto di cronaca. Un'iniziativa costante, determinata, che già lunedì vedrà impegnati insieme anche i direttori dei giornali in un appuntamento comune.

Sul diritto di cronaca, intaccato e in molti casi interdetto, dalle norme proposte nel disegno di legge sulle intercettazioni, si sta giocando una partita molto rilevante per la qualità della conoscenza dei fatti d'interesse pubblico da parte dei cittadini. Il mezzo passo indietro, compiuto due giorni fa dal relatore del testo all'esame della Commissione Giustizia del Senato, Roberto Centaro, sulle entità delle pene da irrogare ai giornalisti che dovessero violare l'enorme bavaglio, indica che anche la maggioranza comincia a percepire le criticità di un provvedimento che non è sostenibile.

Ma il nodo vero da sciogliere non ha alcun carattere corporativo. La cronaca, l'informazione sulle inchieste giudiziarie non può essere negata ai cittadini, tanto meno con l'inasprimento dei limiti o facendola diventare, di fatto, un crimine. Il problema non risiede, dunque, nell'entità delle pene, come cercano di far credere, ma nella creazione di un nuovo reato, che inibisce la diffusione, in qualunque forma, degli atti giudiziari non più segreti. Fino a quando quest'intollerabile limite non sarà stato eliminato, non ci sarà alcun margine di trattativa. La disposizione che impedisce anche "la pubblicazione per riassunto", prima dell'udienza preliminare, degli atti non più coperti dal segreto nonché la previsione della reclusione da uno a tre anni per chiunque prenda "diretta cognizione" di atti del procedimento penale coperti dal segreto sono limiti inaccettabili in qualunque paese democratico.

Non solo. Agli editori (norma già approvata in Commissione) sarà, se il disegno diventerà legge, comminata una multa da 64.500 a 464.700 euro. Si vuole la fine dell'attività della libera stampa su ogni e qualsiasi notizia che abbia anche solo una qualche attinenza con inchieste giudiziarie, uno strangolamento per le imprese editoriali, private di una delle ragioni essenziali della loro attività imprenditoriale.

Le notizie non sono né di destra né di sinistra. Questo spiega, perché negli ultimi giorni, finalmente, da tutte le parti, provengono reazioni a un disegno oscurantista e contrario ai principi fondamentali della Costituzione della Repubblica e della Convenzione europea per i diritti dell'uomo. La stampa avrà pure talvolta compiuto abusi a danno di persone terze (e su questo si può aprire un ragionamento serio e severo) ma ha il merito di aver scoperchiato le pentole. Meriterebbe un plauso e invece la si vuole punire.

La privacy - è adesso abbastanza chiaro - non c'entra niente. Questo diritto è sacro e i giornalisti non ne rivendicano la violazione per principio. Essa ha una sua disciplina e una sua strumentazione di controllo. Se c'è bisogno d'intervenire lì, si può e si deve ragionare.

Si vuole bloccare tutto fino all'udienza preliminare, che nella Giustizia italiana, vuol dire anni e, quindi, silenzi oscuri, idonei a favorire corrotti, corruttori, mafiosi, violenti e anche a cancellare problemi vitali di malagiustizia. Talvolta possono costringere in carcere a lungo qualche innocente. E se l'udienza preliminare non si tenesse? Se il procedimento, dopo lunghe indagini venisse archiviato, chi saprebbe più nulla di fatti spesso ugualmente rilevanti?

Non siamo alla Giustizia di altri paesi dove vige il segreto per un tempo limitato, molto limitato, ma il diritto di cronaca è garantito. Qui, invece, si vuole introdurre il principio che sia un reato pubblicare le notizie. Questo è inaccettabile. E questo è il problema.

Quello della pena ai giornalisti, dalle multe al carcere, è persino, invece, un falso problema. Già adesso esistono, nel nostro Codice, limitazioni alla pubblicazione degli atti giudiziari. Ma tutti gli atti che l'indagato può conoscere non sono considerati segreti e si può darne notizia per lo meno per riassunto. Gli articoli 684 del Codice penale (pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale) e 114 del Codice di procedura sono già restrittivi, ancorché sia evidente che vale sempre il principio stabilito dalla Corte europea per i diritti dell'uomo che, nel bilanciare i vari diritti, riconosce la prevalenza a quello di cronaca, fondato sull'interesse pubblico a ricevere le informazioni.

Sicuramente, in un paese serio, nessuno ha paura della stampa libera e irriverente. Il parlamento, perciò, si fermi, riprenda la riflessione sollecitata nel luglio scorso dal capo dello stato e, con la serenità che si richiede per leggi decisive nella regolazione dei diritti dei cittadini, ricerchi un equilibrio avanzato tra vari diritti nella direzione di uno sviluppo e non di una regressione democratica. È chiaro, se cosi non sarà, che la reazione dei giornalisti, e non solo, sarà assolutamente straordinaria.

Franco Siddi è Segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana

22 Maggio 2010

sabato 22 maggio 2010

Giornalisti Uniti: Non accettiamo intimidazioni

Non ci stupiscono le affermazioni del segretario nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino: ci sconcerta che per fare campagna elettorale nel rinnovo dell’Ordine dei Giornalisti attacchi il coordinatore romano di Autonomia e Solidarietà – Giornalisti Uniti, Ignazio Ingrao, arrivando persino a ipotizzare un esposto disciplinare a suo carico. E’ ben curioso che un segretario uscente dell’Ordine che si ricandida per un posto nel nuovo Consiglio pensi all’organismo giurisdizionale della categoria come a uno strumento attraverso il quale censurare le opinioni diverse dalle proprie e chi legittimamente gli si contrappone. Un Ordine dei Giornalisti siffatto è inconcepibile. Non ci servono né teorie complottiste né accettiamo intimidazioni. Siamo dall’altra parte rispetto a queste tesi di Enzo Iacopino e non lo nascondiamo. Siamo con Ignazio Ingrao che ha tutta la nostra solidarietà.
Il coordinamento nazionale di Giornalisti Uniti

Stefano Rodotà al sit-in al Parlamento

Le intercettazioni che non potrete più ascoltare

Sit-in contro la Legge Bavaglio del ministro Alfano

Natale (FNSI):L'Ordine non può tacere sugli attacchi al diritto-dovere di informare

Il 3 ottobre la mobilitazione promossa dal sindacato dei giornalisti contro il bavaglio aveva una delle sue ragioni fondanti nella denuncia dei pericoli contenuti nel ddl Alfano. In quella Piazza del Popolo così gremita c’era anche Enzo Iacopino, che però fu lestissimo a dissociarsi dall’iniziativa e a dettare una dichiarazione tra le più dure contro la manifestazione.
I mesi trascorsi da allora sembrano essere passati invano. Appena dieci giorni fa, in prossimità delle elezioni per l’Ordine, è uscito il programma de “l’Altra Lista”, quella capeggiata da Enzo Iacopino. E incredibilmente, pur essendo ormai il disegno di legge al centro del dibattito politico, questo programma non contiene nemmeno una parola sul ddl Alfano e sui rischi gravissimi che corre il nostro diritto-dovere di informare. Proprio come se l’Ordine non avesse nulla a che vedere con questi temi. Perché, allora, Enzo Iacopino si indigna per le parole di Ignazio Ingrao?
Quanto poi al preannunciato esposto, esso rivela un’idea disciplinare del dibattito nella categoria, poco compatibile con la schiettezza del confronto tra colleghi e invece molto consona al clima imperante di sanzioni contro i giornalisti.

Maria Carla Ottaiano: Che miserabile spettacolo la guerra fra colleghi

Ci deve essere qualcosa che non va con i cognomi affetti da diminutivo perché se Minzolini si scaglia contro Maria Luisa Busi (sempre sia lodata!) e Jacopino contro Ignazio Ingrao, entrambi minacciando sanzioni disciplinare contro i suddetti colleghi, rei di aver esercitato la loro libertà di manifestazione del pensiero (che sfacciati!) allo scopo di difendere il sacrosanto diritto alla libertà dell’informazione, un problema, e serio assai, da qualche parte c’è.
E poiché c’è, sanzionate pure me, per cortesia, che a solo al pensarmi fuori da questa schiera mi viene l’orticaria!
Quando ho scelto di fare questo mestiere, avevo uno zaino pieno di belle speranze sulle spalle e non ne sentivo il peso. Oggi ho la schiena piegata, perchè le belle speranze me le hanno rubate e dentro lo zaino si vanno accumulando delusioni e amarezze che pesano come il piombo, ma la testa, quella, la tengo sempre alta, come vigile lo sguardo. E allora assistere alla guerra fra colleghi mentre la nave su cui tutti ci troviamo a navigare se ne va penosamente a picco, è davvero lo spettacolo più miserabile che quella scelta mi abbia sinora riservato. Anche perché, forse in questo momento è bene ricordarlo, i gommoni di salvataggio non passano più, i salvagenti sono finiti, la capitaneria di porto è passata con il nemico (e pure da un pezzo!)

Maria Carla Ottaiano

ROCCA (Asr): PER FAVORE, UN PROCEDIMENTO DISCIPLINARE ANCHE A ME

Toc Toc, Caro Enzo, mi spiace vederti trascendere la tua solita flemma e prendertela per vie disciplinari contro Ignazio Ingrao, reo di aver criticato le scelte politiche dei vertici dell'Ordine nazionale. Non pensavo, conoscendoti bene, che tu, che sei così abile e spietato( giustamente dal tuo punto di vista) nel criticare il lavoro degli altri, basta pensare a come ti sei comportato sul contratto, avessi una soglia di sofferenza così bassa. Che però, consentimi,avresti potuto più utilmente esercitare sui tanti colleghi parlamentari che stanno contribuendo a mettere a punto una legge sui cui effetti mi permetto di consegnarti una frase scritta da un pericoloso eversore, forse comunista, nel 1822 " Un governo del popolo senza una informazione del popolo o senza i mezzi per procurarsela è il prologo ad una farsa o a una tragedia. Forse a tutt'e due". Non potendo aprire un procedimento disciplinare nei confronti di James Madison, quarto presidente degli Stati Uniti, per incompetenza territoriale e temporale, ti prego di estenderlo a me come latore delle sue parole.
Massimo Rocca, Vice presidente ASR

BEATRICE CURCI (Asr): ATTENDO SANZIONI DISCIPLINARI ANCHE IO

Caro Enzo Iacopino,
anch'io allora come i colleghi Ignazio Ingrao e Claudio Gerino attendo delle sanzioni disciplinari dall'Ordine perché in gioco ci sono i diritti e non voglio sconti. E il diritto questa volta è quello dei cittadini di essere informati, quello dei giornalisti di fare il proprio dovere e aggiungo quello dei magistrati di indagare e lottare contro ogni forma di criminalità. Quindi non può esserci spazio né per i tentennamenti, né per i distinguo. Nessuna tattica, nessuna strategia può essere operata.
Ci sono NO da dire forti e chiari, che devono essere scritti a caratteri cubitali. Abbiamo tutti un obbligo e un dovere: difendere e tutelare la libertà di stampa e il diritto di essere informati. Perché che lo si voglia o no, ogni qualvolta si mina o si perde un pezzo di democrazia siamo tutti un po' meno liberi. Anche tu.

Beatrice Curci
vice segretario aggiunto Associazione stampa romana

MAURIZIO BLASI: Autodenunciamoci tutti

Silenti per anni, i massimi vertici dell’Ordine nazionale dei giornalisti si svegliano solo negli ultimi giorni per parlare della legge sulle intercettazioni. Uno dei portavoce romani di Autonomia e Solidarietà-Giornalisti Uniti lo fa rilevare e il segretario nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, annuncia ufficialmente un provvedimento disciplinare contro di lui.
Le critiche avanzate da Ignazio Ingrao ai silenzi dei massimi vertici dell’Ordine nazionale in materia di intercettazioni le faccio mie integralmente e senza riserve, nella certezza di essere inserito tra i destinatari di analogo provvedimento disciplinare. L’Ordine dei Giornalisti delle Marche attende l’esposto.
Maurizio Blasi, portavoce nazionale di Autonomia e Solidarietà

GRAZIA ARDITO: Mi confermi che l'Ordine va abolito

Caro Iacopino ho sempre pensato che gli ordini professionali, anche il nostro, dovessero essere aboliti, ma tu me ne dai una conferma netta. La tua è una reazione piccata a un'amara verità. Siamo tutti a richiederti di avere sanzioni disciplinari per aver detto quello che pensiamo. Che ce lo impedisca il governo del paese ci sta, ma il mio ordine,a cui pago una non volontaria iscrizione, mi pare eccessivo. Grazia Ardito

PAOLO BUTTURINI (ASR): “EVVIVA, IACOPINO HA SCOPERTO LA LEGGE BAVAGLIO”

Meglio tardi che mai? Il segretario dell’Ordine Nazionale, Enzo Iacopino, scopre la battaglia contro il ddl Alfano sulle intercettazioni e rivendica, udite udite, il suo impegno che si risolve in un dibattito televisivo a Sky nel quale avrebbe costretto il senatore Cestaro a ritirare un emendamento che raddoppiava le pene per i giornalisti. Complimenti, ma fino a quel momento che cosa hanno fatto segretario e presidente dell’Ordine Nazionale?
In compenso, a 24 ore dall’apertura dei seggi per le elezioni dell’Ordine, Iacopino insorge non contro un ddl che è in discussione da due anni (quattro se comprendiamo il tentativo di Mastella) ma contro Ignazio Ingrao che ne critica l’immobilismo. Così come martedì scorso, dopo anni di silenzio anch’esso assordante, Iacopino ha scoperto che collaboratori e free lance vengono sfruttati e sottopagati, che tempestività.
Peccato che dopo aver aderito alla manifestazione della Fnsi il 3 ottobre a piazza del popolo, Iacopino abbia sentito il bisogno di dissociarsene con la scusa della politicizzazione della stessa, come se il colore delle bandiere facesse venire meno il significato della battaglia.
Ci spieghi poi perché, visto che è così contrario al ddl Alfano, figuri come capolista di una lista che annovera colleghi che hanno posizioni, assolutamente lecite, ma opposte a quelle di chi contesta la censura e i bavagli e si dissociano dalle iniziative sul tema di Fnsi e Associazioni regionali.
Quanto a democrazia, poi, Iacopino non ha rivali e ha annunciato un esposto contro il collega Ingrao all’Ordine regionale del Lazio, reo di averlo attaccato. Mi chiedo quanti ne abbia presentati in questi anni contro chi violava la Carta dei Doveri o la clausola di solidarietà prevista dalla legge istitutiva. Ma forse ne ha parlato in un dibattito televisivo e ce lo siamo perso.

Paolo Butturini
consigliere segretario della
Associazione Stampa Romana
335-5967749

venerdì 21 maggio 2010

Gerino: aspetto sanzioni disciplinari

Caro Iacopino,
le “sanzioni disciplinari” per Ingrao, a questo punto devono essere estese, anzi, applicate prima a me.
L’intervento di Ingrao, infatti, è successivo ad una mia presa di posizione trasmessa sul blog della FNSI (No alla legge bavaglio), la sera precedente, alle 18,59 del 20 maggio.
Parlare di “liste di proscrizione”, come fai tu, è qualcosa fuori da ogni logica che dovrebbe attenere alla professione giornalistica.
Fino alla mattina di oggi, 21 maggio, sul sito dell’Ordine dei giornalisti non c’era UNA parola, che sia UNA, sul disegno di legge anti-ntercettazioni. Poi è comparsa, guarda caso, una timidissima presa di posizione che diceva “non bastano le attenuazioni delle pene ai giornalisti”. NON ci siamo proprio capiti. Allora ribadisco un concetto fondamentale: qua non è in gioco la libertà di stampa, cioè la libertà dei giornalisti di produrre il proprio lavoro, ma è in gioco il diritto all’informazione (e per la gente comune anche il diritto affinché la magistratura abbia gli strumenti per combattere efficacemente la criminalità di tutti i tipi). E’ ora che l’Ordine prenda coscienza che libertà di stampa e diritto all’informazione, ancorché complementari, non sono per niente sinonimi.
Se si vuole riformare l’Ordine, forse è il caso di partire da questo. Tutto il resto, pur nella sua validità (precari, scuole di giornalismo, ecc.) è l’ovvio e l’ordinario. Ma ora siamo in una condizione del tutto straordinaria e l’ordinario, che pur va seguito, discusso, cambiato anche radicalmente, deve “aspettare un po’”. Per impedire che si cancelli in Italia sia la libertà di stampa che il diritto all’informazione e il diritto a lottare efficacemente contro tutte le criminalità.
Aspetto di sapere quando e se verranno applicate a me, prima di tutto a me, le sanzioni disciplinari dell’Ordine.
Claudio Gerino
Cdr Repubblica

Nota: Claudio Gerino risponde all'annuncio di Enzo Jacopino di proporre sanzioni disciplinari contro Ignazio Ingrao per aver criticato la posizione dell'Ordine nazionale dei giornalisti rispetto alla legge sulle intercettazioni.

Siddi (FNSI): "Legge indecente"

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Lunedì direttori in teleconferenza con la FNSI

Roma, 21 mag. - I direttori dei principali quotidiani italiani riuniti in videoconferenza Roma-Milano per discutere della questione intercettazioni, ovvero le nuove norme di legge sulla stampa. L'iniziativa e' della Fnsi, si svolgera' nella Sala Tobagi e sono stati invitati a parteciparvi tutti i direttori, sia di quotidiani, di agenzie e radiotv. A Milano si ritroveranno nel Circolo della stampa i direttori di Corsera (De Bortoli), Il Giornale (Feltri), Il Sole 24 Ore (Riotta), La Stampa (Calabresi), mentre direttamente nella sede Fnsi di Roma dovrebbero esserci tra gli altri i direttori di Repubblica (Mauro), Unita' (De Gregorio), Manifesto (Rangeri).

Natale (Fnsi): Pronti ad appoggiare la disobbedienza civile

Roma, 21 mag. (Apcom) – “Siamo pronti ad appoggiare qualsiasi forma di disobbedienza civile messa in atto dai giornalisti perché la situazione è davvero drammatica. I colleghi che vorranno fare ancora seriamente il loro mestiere avranno la copertura totale da parte delle rappresentanze dei giornalisti”. E’ quanto sostiene il presidente della Fnsi Roberto Natale, intervistato dal Fatto quotidiano, a proposito della legge sulle intercettazioni. Natale annuncia uno sciopero “nei giorni della discussione del provvedimento” e un ricorso “alle autorità europee appena sarà legge”.

Amartya Sen: ''Informazione linfa della democrazia''

Feltri contro il bavaglio

Ingrao (Panorama): L'Ordine di Roma è sceso in campo dal 3 ottobre

Con il disegno di legge sulle intercettazioni la politica è scesa in campo contro i cittadini, contro il loro diritto ad essere informati. E l’Ordine dei giornalisti di Roma ha scelto di stare dalla parte dei cittadini. In questi mesi l’Ordine di Roma ha dovuto respingere, a più riprese, gli attacchi, sempre più violenti, di esponenti di partito che chiedevano apertura di procedimenti disciplinari contro giornalisti colpevoli di aver fatto solo il proprio dovere: esercitato il diritto di cronaca. Siamo anche scesi in piazza, il 3 ottobre scorso, per difendere la libertà di informazione e il diritto di essere informati, mentre altri nostri colleghi, ai vertici del consiglio nazionale dell’Ordine si nascondevano dietro imbarazzati distinguo. Oggi abbiamo fatto un’altra scelta chiara: in vista delle elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale e regionale dell’Ordine abbiamo presentato una lista (Libera l’Informazione, Cambia l’Ordine) che ha messo al primo punto del programma il suo no al ddl sulle intercettazioni. Scenderemo ancora in piazza. Ma occorre che tutti gli organismi di categoria dei giornalisti, Sindacato e Ordine in primo luogo, ritrovino compattezza in questa battaglia. Lasciamo da parte correnti, divisioni interne, sensibilità politiche diverse e mettiamo al primo posto il futuro dell’informazione libera nel nostro Paese.
Ignazio Ingrao

giovedì 20 maggio 2010

Gerino (Repubblica): Il silenzio assordante dell'Ordine dei giornalisti

Se viene varato un provvedimento che i medici ritengono lesivo della loro professione, l'Ordine dei medici prende posizione. Così come l'Ordine degli architetti, degli Ingegneri e così via per analoghi provvedimenti. La voce dei sindacati di categoria, normalmente si fa sentire in parallelo o dopo il pronunciamento dell'Ordine. Su un disegno di legge come quello che si riassume brevemente "intercettazioni", c'è un assordante silenzio del nostro Ordine dei giornalisti. E non posso non essere preoccupato di ciò. Credo che tutti noi dovremmo preoccuparci di questo silenzio.
Claudio Gerino
La Repubblica

Rodotà: in piazza

Intercettazioni, via libera alle maxi multe per gli editori

Sicurezza, Diversità e Dialogo

CARTA DI CAGLIARI

Sicurezza, Diversità e Dialogo:
costruire fiducia nel giornalismo mediterraneo

Dichiarazione

Noi, rappresentanti dei sindacati dei giornalisti di 30 paesi del bacino del mediterraneo riuniti a Cagliari dal 7 al 9 maggio, avendo esaminato la crisi economica, politica e sociale che affligge i giornalisti di tutte le regioni;

Deplorando le violenze esercitate contro i media, le pressioni sui giornalisti da parte di governi e forze politiche senza scrupoli ed estremiste, e l’indifferenza verso le organizzazioni dei media, tutti fattori che creano un’atmosfera di crescente autocensura;

Credendo che un giornalismo professionale e indipendente, esercitato in condizioni di non-discriminazione e nel rispetto delle norme elementari del lavoro, sia essenziale per difendere il diritto dei cittadini a sapere;

Condannando tutti gli attacchi contro i giornalisti da parte dei governi che utilizzano la legge per intimidazione e fanno pressioni ingiuste al fine di manipolare il lavoro dei media;

Condannando i licenziamenti selvaggi nelle redazioni e le violazioni dei diritti del lavoro giornalistico da parte di datori di lavoro che di fronte alla crisi hanno abbandonato la missione, l’etica e i valori del giornalismo;

Dichiariamo

Che i giornalisti mediterranei lavoreranno uniti per creare la fiducia del pubblico nel giornalismo e creare nuove forme di dialogo e di solidarietà. In particolare, il meeting rifiuta le politiche di divisione, di manipolazione e d’intolleranza e sostiene un programma d’azione sui seguenti temi:

Il giornalismo per la diversità e la tolleranza

Sostenere il ruolo dei giornalisti nella costruzione di società democratiche e nella promozione della pace, la riconciliazione e lo sviluppo duraturo,

il meeting accetta di promuovere lo statuto professionale dei giornalisti, le regole etiche e professionali dei giornalisti in linea con l’Iniziativa per un Giornalismo Etico dell’IFJ;
il meeting appoggia la partecipazione dei Sindacati mediterranei alla creazione di una Rete Europea per la diversità nel giornalismo al fine di combattere il razzismo e richiamare l’attenzione sulla necessità dei media di rappresentare tutte le opinioni della società, comprese le voci delle minoranze.

La sicurezza dei giornalisti

Riconoscendo che la sicurezza e la protezione dei giornalisti e degli operatori dei media sono essenziali per la libertà di stampa e la democrazia

il meeting chiede di sviluppare un programma mediterraneo per la sicurezza dei giornalisti nella ricerca dell’informazione e del materiale di formazione, per ridurre i rischi dei giornalisti che lavorano in zone di conflitto.
Il meeting deplora le restrizioni crudeli e ingiustificate nel rilascio dei visti e chiede la creazione di procedure rapide che permettano ai giornalisti di attraversare le frontiere liberamente per poter svolgere il proprio lavoro, senza interferenze;
Il meeting lancia un appello ai paesi della regione Mediterranea e delle zone di conflitto limitrofe a che siano rispettati gli impegni previsti dalla Risoluzione delle Nazioni Unite 1738 sulla protezione dei giornalisti e degli operatori dei media che lavorano in zone di conflitto;

Costruire la fiducia attraverso il dialogo

Crediamo che il dialogo sia la chiave per creare una cultura di unità e di solidarietà tra i giornalisti e le organizzazioni dei giornalisti, per difendere i diritti professionali e sindacali, e per la risoluzione dei conflitti nella regione mediterranea,

il meeting chiede alle organizzazioni iscritte all’IFJ di lavorare insieme, evitando la contrapposizione motivata politicamente e promuovendo il dialogo e le azioni comuni per poter fronteggiare meglio le minacce ai diritti dei membri;
noi constatiamo che l’area Mediterranea è da sempre oggetto di tensioni e di conflitti, in particolare tra i paesi del Medio Oriente (Israele e Palestina) e con dispiacere notiamo che l’informazione è troppo spesso utilizzata come uno strumento, mentre il ruolo che le appartiene è quello di contribuire alla comprensione tra popoli e al rispetto della dignità umana e dei diritti dell’uomo.

Il meeting si augura che la nuova Unione per il Mediterraneo riprenda il processo di Barcellona con rinnovato vigore, e dal quale soprattutto i paesi della sponda meridionale del Mediterraneo dovrebbero beneficiare di una politica di partenariato, soprattutto in materia d’informazione, che è ancora lontana dal raggiungere i suoi obiettivi.

Il meeting chiede solidarietà per i giornalisti vittime della crisi economica e sottolinea il ruolo dei sindacati di essere uniti nell’affrontare la riduzione dell’occupazione e la instabilità finanziaria della regione.

Il meeting accoglie l’invito del Sindaco di Cagliari, appoggiato dall’autorità regionale e dai giornalisti di Sardegna, di stabilire un centro stabile di promozione del dialogo tra i media professionali nella regione mediterranea, e domanda all’IFJ e alla FNSI di dare seguito a questo invito;

Il meeting invita l’IFJ a lavorare con le organizzazioni dei giornalisti della regione, compresa la EFJ e la Federazione Araba dei Giornalisti, per trovare nuove forme di dialogo a tutti i livelli al fine di promuovere la reciproca comprensione tra i giornalisti che lavorano in zone di conflitto e che sono divisi politicamente;

Il meeting desidera ringraziare la FNSI e l’Associazione Stampa Sarda per la loro solidarietà e l’organizzazione di questo incontro.

Cagliari, 9 Maggio 2010

Mozione su democrazia e pluralismo (proposta da Fnsi)

L’assemblea Generale della Efj che si tiene ad Istanbul dal 16 al 18 aprile 2010

ritiene il pluralismo dell’informazione un bene inestimabile per la buona salute democratica delle comunità, meritevole perciò di particolare protezione in quanto non attribuibile alla proprietà di nessun potere, né economico, né politico, né finanziario. Si tratta infatti della base essenziale per l’affermazione dei diritti di cittadinanza di ogni persona.

Considerato che la crisi economica e dell’industria dell’informazione rischia di far pagare prezzi pesanti all’occupazione dei giornalisti e di conseguenza di determinare un abbassamento della qualità dell’informazione e della sua stessa indipendenza,

considerato, altresì, che molti editori sono tentati da semplici interventi di carattere finanziario per ridurre i costi e nello stesso tempo accrescere la loro pressione sui giornalisti per limitarne l’autonomia attraverso la precarietà dei posti di lavoro e la riduzione dei compensi per i free-lance,

preso atto delle sfide che il cambiamento impone ai media tradizionali anche per la costante crescita dell’influenza dei new media e delle forme di giornalismo non professionale, che comunque rendono disponibili tante informazioni contemporaneamente;

ritenuto che il punto di approdo, in uscita dalla crisi, non possa che realizzarsi attorno ad un giornalismo di qualità e che sia necessario sostenere un nuovo modello di business per l’industria dell’informazione, capace di far vivere un giornalismo professionale qualificato, investigativo, credibile, etico;

l’Assemblea generale Efj, tutto ciò premesso, ritiene necessario che il nuovo Steering Committee promuova opportune iniziative per il futuro dei media e del lavoro giornalistico, perché ne sia riconosciuta la funzione pubblica in termini di espressione di democrazia affinché le istituzioni, a cominciare da quella europea, provvedano con regole di garanzia e con una dotazione di fondi per i media che basano la loro attività sul giornalismo indipendente e ne rispettano le condizioni minime di lavoro.

A questo proposito, l’Assemblea generale impegna lo Steering Committee a considerare intese sui principi di fondo del giornalismo indipendente e di qualità con le rappresentanze degli editori per un nuovo patto sociale con la società che rafforzi i valori democratici dell’informazione.

Nello stesso tempo impegna altresì lo Steering Committee a sviluppare le migliori azioni presso le istituzioni europee affinché l’informazione e la tutela della sua indipendenza e del suo pluralismo entrino a pieno titolo nella costituzione europea e siano indice di democrazia e libertà per i Paesi aderenti. Tutto ciò perché sia pienamente riconosciuto il diritto dei cittadini ad avere accesso ad ogni informazione completa e alla conoscenza della pluralità delle voci della società. Questo è un interesse pubblico che non può essere risolto solo con le leggi del mercato. E su questo interesse deve essere considerato un nuovo quaderno di regole per il finanziamento pubblico, che consenta di sostenere il giornalismo indipendente affinché esso resti in primo piano anche nella fase di trasformazione e di affermazione dei new media che, allo stato attuale, sono capaci di raggiungere una platea molto alta di lettori o video radioascoltatori ma non produce ancora sufficiente business e, perciò, rischia di precipitare in una situazione condizionata solo dagli interessi dei poteri forti.

15 marzo ’10

Mozione contro le limitazioni del diritto di cronaca (proposta da Fnsi)

L’Assemblea Generale della Efj che si tiene ad Istanbul dal 16 al 18 aprile 2010

considerato che il Governo italiano ha sollecitato il Parlamento a riprendere la discussione sul disegno di legge che regolamenta le intercettazioni telefoniche e tende a impedire l’esercizio del diritto di cronaca sulle indagini giudiziarie fino all’inizio dei processi, limitando in questo modo il diritto-dovere dei giornalisti di svolgere la loro professione e il diritto dell’opinione pubblica ad essere informata;

considerato altresì che il precedente meeting annuale della Ifj (Varna, 15-17 maggio 2009) aveva condannato l’iniziativa del Parlamento Italiano e sostenuto la campagna dei giornalisti italiani contro questo provvedimento;

considerato inoltre che in molti altri Paesi europei sono in atto iniziative di Governi e Parlamento che perseguono l’obiettivo di restringere gli spazi alla libertà di informazione, di limitare l’accesso alle fonti, di vietare che siano filmati eventi pubblici;

denuncia il pericolo che la democrazia in Italia come negli altri Paesi della comunità possa essere lesa da tali iniziative mirate a intralciare le condizioni legali e regolamentari che permettono ai giornalisti di lavorare liberamente;

chiede, nel sostenere l’impegno del Sindacato dei Giornalisti Italiani (FNSI), che la Efj apra una campagna a livello europeo che coinvolga tutti i Sindacati dei Giornalisti per contrastare questi tentativi e favorire l’approvazione di una direttiva del Parlamento Europeo che garantisca al tempo stesso il diritto alla riservatezza dei cittadini, il diritto dell’opinione pubblica a conoscere fatti ed eventi rilevanti e di pubblico interesse, il diritto dei giornalisti ad un libero accesso alle fonti.

15 marzo ’10

INTERCETTAZIONI: CASCINI, SABBIA IN INGRANAGGIO INDAGINI

(ANSA) - ROMA, 20 MAG - ''Se si deve fare una legge del genere meglio abolire le intercettazioni''. A dirlo, in una intervista alla stampa, il segretario dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini, secondo il quale ''le nuove disposizioni che si vanno delineando sono solo sabbia negli ingranaggi delle indagini''.
Per Cascini ''l'impianto di fondo della legge non e' stato per nulla modificato'': si vuole ''ridurre l'utilizzo delle intercettazioni sia ambientali che telefoniche e dall'altro si vuol vietare che fatti di rilevanza pubblica, emersi proprio durante le indagini, possano venire pubblicati dalla stampa
anche dopo che sia venuto meno il segreto istruttorio''.
Se coniugare il rispetto della privacy con l'uso degli ascolti ''era un obiettivo condivisibile'', cio' che ''si sta realizzando in queste settimane e' il bavaglio dell'informazione e l'impossibilita' da parte della magistratura di proseguire nelle indagini con lo strumento delle intercettazioni''.
Se la legge gia' fosse in vigore, molte inchieste sarebbero gia' a rischio: ''E' piu' onesto dire che si preferiscono meno indagini, meno accertamenti, pur di evitare che personaggi noti finiscano sui giornali. Questo modo cosi' farraginoso di procedere condiziona tutti e accresce i rischi per la sicurezza dei cittadini''. E il suo pensiero, assicura Cascini ''accomuna anche le forze di polizia giudiziaria che collaborano con noi. Anzi, questi settori che per caratteristica istituzionale siastengono dal dibattito sono ancora piu' preoccupati''.

La manifestazione del 28 aprile al Senato

“Omertà legalizzata con il ddl sulle intercettazioni”

REGGIO CALABRIA – “Legalizzazione dell’omertà: è il rischio che sta correndo l’intero Paese, mentre il Governo marcia, a quanto pare senza indugi, verso l’approvazione definitiva del decreto legge sulle intercettazioni”. A puntare il dito contro “un provvedimento che, se diventerà legge, sancirà la condanna a morte del diritto di cronaca e, più in generale, della libera informazione” è Carlo Parisi, Segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria e componente della Giunta esecutiva della Federazione Nazionale della Stampa. Che incalza: “Forse non tutti, giornalisti e cittadini, hanno bene in mente cosa prevede il decreto. Perché, altrimenti, sarebbe già esplosa una rivoluzione, senza esagerazioni di sorta: a rischiare non è soltanto il diritto-dovere ad una corretta informazione, ma il significato più profondo e concreto della democrazia e della civiltà nel nostro Paese”. Sembra, insomma, di essere piombati indietro, “alla stregua – ribatte Parisi – delle epoche buie, come se anni e anni di vere rivoluzioni, conquiste sociali e civili, non fossero servite a nulla. Cancellate con un colpo di spugna per vagliare una legge-tutela pensata, su misura, dalla maggioranza di turno. Un fatto ancor più grave per regioni come la Calabria, ma penso anche a Sicilia, Puglia e Campania, dove la gente – e i giornalisti – hanno impiegato decenni per affrancarsi da logiche criminose, improntate all’omertà. Ovvero al silenzio”.
“L’invito che rivolgo a tutti, e non solo ai colleghi giornalisti, – prosegue Parisi – come rappresentante di un Sindacato unitario, nato per difendere la libera informazione, è di riflettere. Di provare a pensare a cosa stiamo, realmente, andando incontro: se il ddl progettato dall’attuale Governo approderà al vaglio definitivo, i cronisti potranno dire addio al proprio mestiere. La legge, se diventerà tale, non consentirà più la pubblicazione degli atti giudiziari, anche quando non coperti da segreto istruttorio; non permetterà di pubblicare le intercettazioni che smascherano atti, progetti, menti criminose o semplicemente dediti alla truffa e al ladroneggio ai danni della collettività; negherà, insomma, il più sacrosanto dei diritti civili, quello di informare ed essere informati. Un diritto conquistato anche con la vita, in terre come la nostra”.

Siddi a Bari per la giornata mondiale della libertà di stampa

Libero a favore/Manifesto contro

'Libero' e' a favore e il perche' lo spiega Filippo Facci: "Nessuna censura, cosi' faremo i cronisti e non i gossippari". Una linea non sposata dal 'Giornale': "Fuga di notizie, vanno punite solo le toghe. La magistratura ha il dovere di mantenere il riserbo sulle indagini, ai giornalisti si puo' al massimo contestare la violazione della privacy", si legge sul quotidiano di Vittorio Felti.
'Il manifesto' pubblica una foto scattata alla caserma Diaz di Genova al G8 e, con un riferimento alla sentenza che ha condannato i poliziotti per l'aggressione ai no global, titola: "L'ultima bella notizia". Promette battaglia 'Il fatto': "Arrestateci tutti", e' il tiolo in prima pagina. Antonio Padellaro scrive: "Se la legge infame passera', noi del 'Fatto' ricorreremo a tutte le forme possibili di disobbedienza civile".

INTERCETTAZIONI: ALEMANNO, BENE DDL PER EVITARE ECCESSO DI GOSSIP

(AGI) - Roma, 20 mag - "Credo che il ddl sia un tentativo per evitare l'inondazione nei giornali di tutta una serie di intercettazioni che non servono a dare notizie ma solo a creare
gossip. Per questo lo prendo come un fatto positivo, ma ovviamente, nella definizione del testo, bisogna stare molto attenti a non limitare la liberta' di stampa". Cosi' il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha commentato il disegno di legge sulle intercettazioni passato ieri in Senato.
Il sindaco ha parlato in occasione della consegna del premio giornalistico Roma per Roma intitolato a Ilaria Alpi, la reporter assassinata in Somalia nel 1994. Il riconoscimento e' riservato agli alunni delle V classi elementari di Roma e Lazio, quest'anno chiamati a cimentarsi in un tema sulla scuola. Su 130 elaborati in concorso, 17 sono stati premiati da Alemanno, che ha anche rivolto un saluto ai genitori di IlariaAlpi, assenti per motivi di salute.

INTERCETTAZIONI: 'SECOLO' E 'UNITA'' GUIDANO LA CROCIATA CONTRO LA LEGGE

Roma, 20 mag. - (Adnkronos) - E' trasversale la battaglia contro la nuova legge sulle intercettazioni lanciata dai quotidiani. A fare piu' 'rumore' sono i giornali di partito, come 'Il secolo', che titola: "Dove finisce il diritto di cronaca? Speriamo in un ripensamento". Nel testo dell'articolo dedicato al provvedimento, tra l'altro, si legge: "Tra errori e rettifiche il tempo stringe e restano molti punti controversi".
Anche 'l'Unita'' e' schierata: "Al buio" e' il titolo di apertura su una pagina, appunto, nera. Scrive Concita De Gregorio nel suo editoriale: "Caro lettore, papi Silvio anche oggi ha pensato a te. Aveva detto che avrebbe sgominato la corruzione, certo, si'. Ma prima di mettersi a fare quel lavoraccio che chissa' quanto tempo e quanta fatica ci vorranno ha avuto un pensiero per te, per noi, cosi' riposiamo mentre lui lavora".

legge sconcertante

Una notte bianca per il diritto di informare

''Opposizione e resistenza incessante al ddl sulle intercettazioni. Questo il senso del dibattito e delle decisione prese dalla Giunta straordinaria della Fnsi svoltasi oggi a Milano contro l'introduzione della norma che la cronaca giudiziaria sia un crimine da combattere con l'oscuramento delle notizie, con il carcere e con le multe per giornalisti ed editori. Contro questa pericolosissima eventualità sono state decise dalla Giunta Fnsi una serie di iniziative immediate e diffuse nelle regioni e all’interno delle redazioni dei giornali, fino a prevedere lo sciopero nazionale da attuare nel momento più opportuno in relazione all'iter legislativo del ddl. E’stato, inoltre, dato incarico ai legali della Fnsi di preparare il ricorso alla Corte di Giustizia europea per i diritti dell'uomo da depositare un minuto dopo l'eventuale promulgazione della legge. Tra le iniziative decise dalla Giunta Fnsi vi è anche quella di impegnare i Cdr a fare ogni giorno, anche con comunicati sindacali da pubblicare sui giornali, una sorta di rassegna stampa dei titoli delle notizie che, per effetto delle norme previste nel ddl Alfano, non sarebbero più pubblicabili. Sono, inoltre, messe in cantiere varie manifestazioni pubbliche in molte città con associazioni della società civile (con le quali la Fnsi si riunirà nei prossimi giorni a livello nazionale). Sarà realizzata, infine, una 'notte bianca' di protesta.
Il calendario e maggiori informazioni sulle iniziative saranno decisi nella prossima riunione di Giunta prevista per martedì primo giugno”.