“La cosiddetta legge bavaglio sulle intercettazioni prevede sanzioni amministrative (da 25.800 a 310mila euro) per l’impresa multimediale che viola le norme dell'articolo 684 Cp (pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale). Da tali sanzioni però gli editori - che pure hanno sottolineato, in più di una circostanza, i pericoli derivanti dallo snaturamento di un corretto rapporto tra editore, direttore e redazione - verrebbero risparmiati se dimostrassero di aver adottato nelle loro redazioni un modello organizzativo che implichi il funzionamento di una catena di comando efficace nei controlli dei testi messi in pagina o mandati in onda.
Il CN della Fnsi individua con allarme nella nascita di tali ‘strutture di comando’ un ulteriore, inaccettabile tentativo di rendere ancor più assolutistiche, iper-verticistiche e accentrate le attuali organizzazioni redazionali a tutto danno della qualità del prodotto, della fluidità produttiva, del quotidiano confronto, della libertà di espressione. Appare evidente il sapore intimidatorio e poliziesco di manipoli di redattori organizzati in task force e equipaggiati come una sorta di ‘gruppi armati’ dotati di poteri tali da tenere sotto schiaffo chiunque scriva, racconti o pensi invece di ubbidire in silenzio ai diktat del momento.
Il CN della Fnsi denuncia che l’imposizione di tali norme nulla ha a che fare con la tutela della privacy e ad altro non mira che a consentire agli editori di accentuare fino a limiti parossistici il già ossessivo controllo
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