REGGIO CALABRIA – “Legalizzazione dell’omertà: è il rischio che sta correndo l’intero Paese, mentre il Governo marcia, a quanto pare senza indugi, verso l’approvazione definitiva del decreto legge sulle intercettazioni”. A puntare il dito contro “un provvedimento che, se diventerà legge, sancirà la condanna a morte del diritto di cronaca e, più in generale, della libera informazione” è Carlo Parisi, Segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria e componente della Giunta esecutiva della Federazione Nazionale della Stampa. Che incalza: “Forse non tutti, giornalisti e cittadini, hanno bene in mente cosa prevede il decreto. Perché, altrimenti, sarebbe già esplosa una rivoluzione, senza esagerazioni di sorta: a rischiare non è soltanto il diritto-dovere ad una corretta informazione, ma il significato più profondo e concreto della democrazia e della civiltà nel nostro Paese”. Sembra, insomma, di essere piombati indietro, “alla stregua – ribatte Parisi – delle epoche buie, come se anni e anni di vere rivoluzioni, conquiste sociali e civili, non fossero servite a nulla. Cancellate con un colpo di spugna per vagliare una legge-tutela pensata, su misura, dalla maggioranza di turno. Un fatto ancor più grave per regioni come la Calabria, ma penso anche a Sicilia, Puglia e Campania, dove la gente – e i giornalisti – hanno impiegato decenni per affrancarsi da logiche criminose, improntate all’omertà. Ovvero al silenzio”.
“L’invito che rivolgo a tutti, e non solo ai colleghi giornalisti, – prosegue Parisi – come rappresentante di un Sindacato unitario, nato per difendere la libera informazione, è di riflettere. Di provare a pensare a cosa stiamo, realmente, andando incontro: se il ddl progettato dall’attuale Governo approderà al vaglio definitivo, i cronisti potranno dire addio al proprio mestiere. La legge, se diventerà tale, non consentirà più la pubblicazione degli atti giudiziari, anche quando non coperti da segreto istruttorio; non permetterà di pubblicare le intercettazioni che smascherano atti, progetti, menti criminose o semplicemente dediti alla truffa e al ladroneggio ai danni della collettività; negherà, insomma, il più sacrosanto dei diritti civili, quello di informare ed essere informati. Un diritto conquistato anche con la vita, in terre come la nostra”.
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