venerdì 30 luglio 2010
Manifestazione di fronte alla Camera dei Deputati
giovedì 29 luglio 2010
Solidarietà dalla Germania
Il MediaClub Germania esprime la propria solidarietà ai colleghi della FNSI e del Comitato per la Libertà e il diritto all’Informazione, impegnati oggi nel presidio a Piazza Montecitorio.
L’associazione di giornalisti italiani e di origine italiana residenti in Germania tiene a far rilevare nel contempo il crescere della mobilitazione in difesa della libertà d’informazione anche tra gli italiani residenti in questo paese. .
L’appello del MediaClub Germania di solidarietà con la battaglia che sta conducendo la FNSI ha raccolto e sta raccogliendo centinaia di firme di cittadini italiani in tutte le maggiori città tedesche.
Nell’appello il MediaClub Germania lega la battaglia in difesa della libertà di stampa in Italia alle preoccupanti condizioni dell’informazione e della cultura di lingua italiana tra le comunità italiane all’estero.
Per il MediaClub i tagli finanziari alla stampa italiana all'estero, alla cultura e ai servizi sociali e lo scarso interesse del servizio d'informazione pubblico per le comunità italiane all'estero recidono sempre più i legami di queste con la madre patria e ostacolano l'informazione di ritorno.
All’appello hanno già aderito numerose associazioni culturali e testate giornalistiche italiane di Berlino, Amburgo, Monaco, Colonia e Francorte.
Renzo Brizzi
Presidente del MediaClub Germania
L’associazione di giornalisti italiani e di origine italiana residenti in Germania tiene a far rilevare nel contempo il crescere della mobilitazione in difesa della libertà d’informazione anche tra gli italiani residenti in questo paese. .
L’appello del MediaClub Germania di solidarietà con la battaglia che sta conducendo la FNSI ha raccolto e sta raccogliendo centinaia di firme di cittadini italiani in tutte le maggiori città tedesche.
Nell’appello il MediaClub Germania lega la battaglia in difesa della libertà di stampa in Italia alle preoccupanti condizioni dell’informazione e della cultura di lingua italiana tra le comunità italiane all’estero.
Per il MediaClub i tagli finanziari alla stampa italiana all'estero, alla cultura e ai servizi sociali e lo scarso interesse del servizio d'informazione pubblico per le comunità italiane all'estero recidono sempre più i legami di queste con la madre patria e ostacolano l'informazione di ritorno.
All’appello hanno già aderito numerose associazioni culturali e testate giornalistiche italiane di Berlino, Amburgo, Monaco, Colonia e Francorte.
Renzo Brizzi
Presidente del MediaClub Germania
sabato 24 luglio 2010
29 luglio, presidio a Montecitorio: né tagli né bavagli
“Attenti e vigili in piazza Montecitorio giovedì 29 luglio alle ore 16 in contemporanea con l’avvio del dibattito sul ddl intercettazioni nell’aula della Camera. Il ‘Comitato per la libertà e il diritto all’informazione e alla conoscenza’, che aveva organizzato le manifestazioni del primo luglio a piazza Navona e in altre città italiane, è tornato a riunirsi nella sede della Fnsi ed ha fissato questo presidio per indicare che rimane alta l’attenzione e la mobilitazione delle forze sindacali e sociali. I positivi emendamenti votati dalla Commissione Giustizia della Camera per le parti riguardanti il lavoro dei giornalisti - con l’introduzione dell’udienza-filtro, che è anche il risultato della pressione esercitata per mesi da un ampio cartello di associazioni - non possono nascondere i pericoli che ancora il testo comporta per il diritto dei cittadini a comunicare (con l’immotivata sottomissione dei blog alle stesse regole dell’informazione professionale) e per la sicurezza stessa della comunità, visti gli ostacoli che il disegno di legge Alfano continua a porre al ricorso alle
intercettazioni da parte di magistrati e forze di polizia.
‘Né tagli, né bavagli’, aveva detto l’insieme di sigle ritrovatosi a combattere contro le diverse forme di censura. E dunque non c’è motivo di smobilitare, poiché negli stessi giorni in cui viene modificato il ddl Alfano arriva a conclusione una manovra economica di devastante impatto sulle testate cooperative, non profit e di partito, che la cancellazione del cosiddetto ‘diritto soggettivo’ porta in molti casi sull’orlo della chiusura. La decurtazione drastica dei finanziamenti pubblici è il bavaglio più letale, così come i tagli alla cultura e allo spettacolo tolgono voce ai punti di vista critici e alle espressioni meno omologate.
Il presidio del 29 luglio a Montecitorio riaffermerà la forza dell’alleanza tra gli operatori dell’informazione e della cultura e i tanti cittadini che non vogliono più farsi sottrarre notizie e conoscenza”.
intercettazioni da parte di magistrati e forze di polizia.
‘Né tagli, né bavagli’, aveva detto l’insieme di sigle ritrovatosi a combattere contro le diverse forme di censura. E dunque non c’è motivo di smobilitare, poiché negli stessi giorni in cui viene modificato il ddl Alfano arriva a conclusione una manovra economica di devastante impatto sulle testate cooperative, non profit e di partito, che la cancellazione del cosiddetto ‘diritto soggettivo’ porta in molti casi sull’orlo della chiusura. La decurtazione drastica dei finanziamenti pubblici è il bavaglio più letale, così come i tagli alla cultura e allo spettacolo tolgono voce ai punti di vista critici e alle espressioni meno omologate.
Il presidio del 29 luglio a Montecitorio riaffermerà la forza dell’alleanza tra gli operatori dell’informazione e della cultura e i tanti cittadini che non vogliono più farsi sottrarre notizie e conoscenza”.
IMMIGRAZIONE:FNSI; STAMPA NE PARLA MENO, PIU' NOTIZIE'BUONE'
(ANSA) - ROMA, 20 LUG - Di immigrazione sulla stampa italiana si parla meno, da quando e' sparita come 'emergenza' dall'agenda politica. Resta, negli articoli sul tema, una scarsa propensione a verificare le affermazioni governative e sono ancora poche, ma in aumento, le 'buone notizie'. Sono fra i dati della ricerca 'Il tempo delle rivolte' curata dall'Osservatorio Carta di Roma (la struttura nata su impulso della Fnsi e l'Ordine dei Giornalisti, in collaborazione con l'l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati- Unhcr) che ha monitorato negli ultimi sei mesi l'informazione italiana su immigrazione e asilo.
Dai dati di questa seconda ricerca sul tema, ''emerge un quadro complesso e ambivalente'', ha detto Mario Morcellini, presidente della Conferenza nazionale delle facoltà di Scienze della comunicazione. Nei primo quattro mesi del 2010, il monitoraggio delle prime pagine dei quotidiani, la presenza meno frequente dell'emergenza sicurezza e immigrazione fra i temi, riallinea l'Italia in uno scenario europeo, con una situazione ordinaria, a tratti 'silenziosa' interrotta dalle ''fiammate di rivolta''. Si e' usato meno in modo indiscriminato il termine 'clandestino', ma nel picco di Rosarno, un quotidiano ('Il Giornale') ha anche usato, come provocazione il termine 'negro'. Nel raccontare la rivolta in Calabria, stando ai dati, Avvenire e La stampa si sono distinti per un'indagine piu' ricca, mentre Quotidiano Nazionale e Libero per i punti di vista piu' critici verso gli immigrati.
Inoltre, nel corpus di 1540 notizie raccolte nel 2008, quelle 'non cattive', per quanto poche, solo 85 (il 5,5%), sono in aumento. Circa 1/3 sono neutre (non schierate) come i risultati di ricerche e sondaggi e 2/3 sono 'buone' (storie i integrazione, articoli di denuncia, ecc). Per commentare i dati con Roberto Natale, presidente della Fnsi e Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr, sono intervenuti vari direttori di testate da Concita De Gregorio de L'Unita' a Mario Calabresi de La
Stampa. ''Il giornale sull'Africa che abbiamo pubblicato nel 2009 prima del G8, e' stato il piu' venduto degli ultimi 5 anni - ha detto Calabresi -. Ha battuto di 50 mila copie quello sull'Italia vincitrice dei Mondiali, e persino uno in Liguria che regalava un telo mare''. Per lui ''non servono giornalisti che abbiano un punto di vista 'buono' sull'immigrazione, ma di normale obiettivita' e curiosita', come per il resto delle notizie''.
Dai dati di questa seconda ricerca sul tema, ''emerge un quadro complesso e ambivalente'', ha detto Mario Morcellini, presidente della Conferenza nazionale delle facoltà di Scienze della comunicazione. Nei primo quattro mesi del 2010, il monitoraggio delle prime pagine dei quotidiani, la presenza meno frequente dell'emergenza sicurezza e immigrazione fra i temi, riallinea l'Italia in uno scenario europeo, con una situazione ordinaria, a tratti 'silenziosa' interrotta dalle ''fiammate di rivolta''. Si e' usato meno in modo indiscriminato il termine 'clandestino', ma nel picco di Rosarno, un quotidiano ('Il Giornale') ha anche usato, come provocazione il termine 'negro'. Nel raccontare la rivolta in Calabria, stando ai dati, Avvenire e La stampa si sono distinti per un'indagine piu' ricca, mentre Quotidiano Nazionale e Libero per i punti di vista piu' critici verso gli immigrati.
Inoltre, nel corpus di 1540 notizie raccolte nel 2008, quelle 'non cattive', per quanto poche, solo 85 (il 5,5%), sono in aumento. Circa 1/3 sono neutre (non schierate) come i risultati di ricerche e sondaggi e 2/3 sono 'buone' (storie i integrazione, articoli di denuncia, ecc). Per commentare i dati con Roberto Natale, presidente della Fnsi e Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr, sono intervenuti vari direttori di testate da Concita De Gregorio de L'Unita' a Mario Calabresi de La
Stampa. ''Il giornale sull'Africa che abbiamo pubblicato nel 2009 prima del G8, e' stato il piu' venduto degli ultimi 5 anni - ha detto Calabresi -. Ha battuto di 50 mila copie quello sull'Italia vincitrice dei Mondiali, e persino uno in Liguria che regalava un telo mare''. Per lui ''non servono giornalisti che abbiano un punto di vista 'buono' sull'immigrazione, ma di normale obiettivita' e curiosita', come per il resto delle notizie''.
Sindacati di polizia in Piazza Navona
Ddl intercettazioni, Corrado Guzzanti, massone contro la legge-bavaglio
Intercettazioni, così la racconta il tg1
Gente d'Italia, uno sguardo dall'estero
domenica 11 luglio 2010
FNSI: La giornata del silenzio e' stata fragorosa
“La giornata del silenzio dell’informazione è stata fragorosa. La protesta per un disegno di legge, quello sulle intercettazioni, che penalizza e vanifica il diritto di cronaca, impedendo a giornali e notiziari (new media inclusi) di dare informazioni sulle inchieste giudiziarie, comprese quelle della grande criminalità degli affari sporchi, oggi più di ieri non può essere ignorata dal Governo e dal Parlamento. La straordinaria adesione, ben oltre il 90 per cento, allo sciopero indetto dalla Fnsi ha dimostrato che c’è un problema enorme posto dal ddl, fatto di censura preventiva attraverso carcere per i giornalisti e pesanti multe per gli editori, che va ben oltre qualsiasi considerazione di natura corporativa. Pochissimi giornali erano in edicola ieri ma tutti, nei loro commenti sulle motivazioni dello sciopero, hanno ammesso che il testo di legge Alfano è sbagliato. Le ragioni del no al ddl risultano, dunque, unificanti per la professione giornalistica e assai allarmanti per i cittadini, che hanno mostrato sensibilità e indignazione nelle tante manifestazioni fin qui svolte in tutta Italia e all’estero. Tutto ciò sia nei comportamenti collettivi di ieri davanti alle edicole, quasi vuote dei giornali, sia davanti ai silenzio delle tv, radio e per la prima volta della rete web. Una giornata straordinaria di protesta che per il sindacato dei giornalisti significa lo sciopero più partecipato degli ultimi quindici anni. Basti pensare ai tanti giornali di diverse tendenze che, in occasione di altri scioperi, hanno frequentemente scelto di non farli e stavolta hanno, invece, aderito in massa e così pure la gran parte dei giornali in cooperativa. a. Pure l’adesione di tutta l’emittenza radiotelevisiva, anche di quella dove era più complicato organizzare la pratica dello sciopero, è stata eccezionale. L’adesione inoltre dei new media, il mancato aggiornamento dei siti, e la partecipazione corale dei colleghi dei periodici (che non potevano impedire l’uscita delle riviste in un solo giorno) sono stati la testimonianza di una rigorosa protesta civile e morale.
Non è sfuggita la novità della giornata di ieri agli osservatori di tutto il mondo, che hanno considerato il silenzio di eri una delle principali notizie dell’informazione mondiale: innumerevoli gli approfondimenti chiesti direttamente alla Fnsi da primarie testate della Francia, della Germania, del Canada, dell’Argentina, degli Usa, della Colombia, della Corea del Sud, dell’Australia, del Venezuela, delle Gran Bretagna, del Belgio. Totale la solidarietà della Federazione mondiale (Ifj) e di quella europea dei giornalisti (Efj).
Ora il Governo e il Parlamento italiani non possono sottrarsi, dunque, all’ascolto delle ragioni della protesta e di tanta attenzione internazionale, senza esporre il Paese ad altre brutte figure.
I cittadini italiani intanto, anche chi non è solito informarsi con i giornali ma solo con la tv, con la giornata del silenzio di ieri sicuramente oggi ne sa di più su un ddl del Governo che vuole circoscrivere e limitare il loro diritto a sapere e a conoscere fatti importanti per la vita individuale e comunitaria connessi alle inchieste giudiziarie.
La Fnsi dopo lo sciopero resta impegnata nella sua iniziativa incessante per fare arretrare la legge del silenzio di Stato e del bavaglio, pronta a ricorrere alla Corte europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo se la legge dovesse essere approvata così com’è. E da oggi anche tutti coloro che hanno eccepito sul metodo della protesta potranno con il sindacato dei giornalisti irrobustire, di proposta e di iniziativa, la protesta che deve continuare e deve proseguire, non mancando ogni giorno di far conoscere e comprendere problemi e dubbi su questa legge. La Fnsi è già in campo per nuove iniziative clamorose, se necessarie, possibilmente con gli editori che hanno condiviso le ragioni della protesta”.
Non è sfuggita la novità della giornata di ieri agli osservatori di tutto il mondo, che hanno considerato il silenzio di eri una delle principali notizie dell’informazione mondiale: innumerevoli gli approfondimenti chiesti direttamente alla Fnsi da primarie testate della Francia, della Germania, del Canada, dell’Argentina, degli Usa, della Colombia, della Corea del Sud, dell’Australia, del Venezuela, delle Gran Bretagna, del Belgio. Totale la solidarietà della Federazione mondiale (Ifj) e di quella europea dei giornalisti (Efj).
Ora il Governo e il Parlamento italiani non possono sottrarsi, dunque, all’ascolto delle ragioni della protesta e di tanta attenzione internazionale, senza esporre il Paese ad altre brutte figure.
I cittadini italiani intanto, anche chi non è solito informarsi con i giornali ma solo con la tv, con la giornata del silenzio di ieri sicuramente oggi ne sa di più su un ddl del Governo che vuole circoscrivere e limitare il loro diritto a sapere e a conoscere fatti importanti per la vita individuale e comunitaria connessi alle inchieste giudiziarie.
La Fnsi dopo lo sciopero resta impegnata nella sua iniziativa incessante per fare arretrare la legge del silenzio di Stato e del bavaglio, pronta a ricorrere alla Corte europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo se la legge dovesse essere approvata così com’è. E da oggi anche tutti coloro che hanno eccepito sul metodo della protesta potranno con il sindacato dei giornalisti irrobustire, di proposta e di iniziativa, la protesta che deve continuare e deve proseguire, non mancando ogni giorno di far conoscere e comprendere problemi e dubbi su questa legge. La Fnsi è già in campo per nuove iniziative clamorose, se necessarie, possibilmente con gli editori che hanno condiviso le ragioni della protesta”.
Federazione europea: sarkoberlusconizzazione
La “Giornata del silenzio dell’Informazione” indetta ieri dalla Fnsi è sostenuta con forza anche dal sindacato europeo dei giornalisti e da diversi sindacati stranieri. Ecco i documenti della Federazione europea e del sindacato dei giornalisti francesi della Cgt che, tra l’altro, denuncia una “sarkoberlusconizzazione” transalpina in corso.
«La Federazione europea dei giornalisti (FEJ) sostiene l'eccezionale mobilitazione dei giornalisti italiani che hanno organizzato una giornata di "Silenzio rumoroso" contro il disegno di legge sugli ascolti telefonici. Questo progetto restringerebbe fortemente il diritto dei cittadini a essere informati sulle inchieste giudiziarie.
«Una giornata di silenzio effiacace per mostrare cosa accadrebbe « normalmente », con tante notizie oscurate ogni giorno, se la legge sarà definitivemente approvata. Questo disegno deve arretrare. La Federazione europea dei giornalisti sosterrà fino in fondo la battaglia dei colleghi italiani per assicurare il diritto alla piena e libera informazione e al libero e responsabile esercizio della professione e del lavoro dei giornalisti »
Anche il sindacato nazionale dei giornalisti francesi della Cgt (SnjCCgt) “saluta il movimento dello "sciopero silenzioso” con la massima solidarietà contro il progetto di legge che vuole introdurre il governo italiano per restringere l’informazione sulle inchieste.
I colleghi di Snj/Cgt sono ancor più solidali con la battaglia, anche alla luce dei problemi che la gran parte dei media francesi sta subendo, a sua volta, da parte della maggioranza governativa per aver o notizia sulle attività dei dirigenti dell’entourage presidenziale nell’affaire Woetrh-Bettencourt.
In Francia, noi come voi – scrive il responsabile esteri di Snj/Cgt, Patrick Kamenka a Franco Siddi, segretario Fnsi – lottiamo contro i misfatti, anche della politica, e contro la “Sarkoberlusconizzazione” che punta a mettere sotto tutela dell’Eliseo e dlla sua corte di amici l’insieme dei media.
La nomina fatta pochi giorni fa direttamente da Nicolas Sarkozy del nuovo presidente di France Télévisions, costituisce, per esempio, un attacco alla democrazia, al pluralismo e al diritto dei cittadini all’informazione indipendente.
Ecco, quindi, che noi ora cui auguriamo che la vostra lotta abbia successo e faccia fermare la legge iniqua che state contrastando. Sarebbe anche un successo per tutti i sindacati dei giornalisti in Europa, un esempio da seguire e impedirebbe che ai giornalisti sia imposta la museruola”.
«La Federazione europea dei giornalisti (FEJ) sostiene l'eccezionale mobilitazione dei giornalisti italiani che hanno organizzato una giornata di "Silenzio rumoroso" contro il disegno di legge sugli ascolti telefonici. Questo progetto restringerebbe fortemente il diritto dei cittadini a essere informati sulle inchieste giudiziarie.
«Una giornata di silenzio effiacace per mostrare cosa accadrebbe « normalmente », con tante notizie oscurate ogni giorno, se la legge sarà definitivemente approvata. Questo disegno deve arretrare. La Federazione europea dei giornalisti sosterrà fino in fondo la battaglia dei colleghi italiani per assicurare il diritto alla piena e libera informazione e al libero e responsabile esercizio della professione e del lavoro dei giornalisti »
Anche il sindacato nazionale dei giornalisti francesi della Cgt (SnjCCgt) “saluta il movimento dello "sciopero silenzioso” con la massima solidarietà contro il progetto di legge che vuole introdurre il governo italiano per restringere l’informazione sulle inchieste.
I colleghi di Snj/Cgt sono ancor più solidali con la battaglia, anche alla luce dei problemi che la gran parte dei media francesi sta subendo, a sua volta, da parte della maggioranza governativa per aver o notizia sulle attività dei dirigenti dell’entourage presidenziale nell’affaire Woetrh-Bettencourt.
In Francia, noi come voi – scrive il responsabile esteri di Snj/Cgt, Patrick Kamenka a Franco Siddi, segretario Fnsi – lottiamo contro i misfatti, anche della politica, e contro la “Sarkoberlusconizzazione” che punta a mettere sotto tutela dell’Eliseo e dlla sua corte di amici l’insieme dei media.
La nomina fatta pochi giorni fa direttamente da Nicolas Sarkozy del nuovo presidente di France Télévisions, costituisce, per esempio, un attacco alla democrazia, al pluralismo e al diritto dei cittadini all’informazione indipendente.
Ecco, quindi, che noi ora cui auguriamo che la vostra lotta abbia successo e faccia fermare la legge iniqua che state contrastando. Sarebbe anche un successo per tutti i sindacati dei giornalisti in Europa, un esempio da seguire e impedirebbe che ai giornalisti sia imposta la museruola”.
9 luglio, così lo sciopero
“I giornalisti italiani sono chiamati ad una forma di protesta straordinaria
che si esprimerà in un “rumoroso” silenzio dell’informazione nella giornata
di venerdì 9 luglio, contro le norme del “ddl intercettazioni” che limitano
pesantemente il diritto dei cittadini a sapere come procedono le inchieste
giudiziarie, infliggendo gravi interruzioni al libero circuito delle notizie.
Quanti lavorano nel settore della carta stampata si asterranno dalle
prestazioni nella giornata di giovedì 8 luglio, per impedire l’uscita dei
giornali nella giornata di venerdì. Tutti gli altri, giornalisti dell’emittenza
nazionale e locale, pubblica e privata, delle agenzie di stampa, del web, dei
new media e degli uffici stampa non lavoreranno nella giornata di venerdì.
Free lance, collaboratori e corrispondenti si asterranno dal lavoro secondo
le modalità previste per la testata presso la quale prestano la loro opera. I
giornalisti dei periodici, infine, si asterranno dal lavoro venerdì 9, ma
assicurando, già da ora, la pubblicazione sui numeri in lavorazione delle
proprie testate di comunicati sulle motivazioni della giornata del silenzio.
Lo sciopero è una protesta straordinaria e insieme la testimonianza di una
professione, quella giornalistica, che vuole essere libera per offrire ai
cittadini informazione leale e la più completa possibile. Una protesta che si
trasforma in un “silenzio” di un giorno per evidenziare i tanti silenzi
quotidiani che il “ddl intercettazioni” imporrebbe se passasse con le norme
all’esame della Camera, imposte sin qui dal Governo e dalla maggioranza
parlamentare.
Molte notizie e informazioni di interesse pubblico sarebbero negate giorno
dopo giorno fino a cambiare la percezione della realtà, poiché oscurata,
“cancellata” per le norme di una legge sbagliata e illiberale che ne
vieterebbe qualsiasi conoscenza.
Giornalisti, ma anche gli editori e migliaia di cittadini, da mesi denunciano
le mostruosità giuridiche del “ddl intercettazioni”. Sono state anche
avanzate proposte serie per rendere ancora più severa e responsabile
l’informazione nel rispetto della verità dei fatti e dei diritti delle persone:
udienza filtro per stralciare dagli atti conoscibili le parti relative a persone
estranee e soprattutto alla dignità dei loro beni più cari protetti dalla
privacy; giurì per la lealtà dell’informazione che si pronunci in tempi brevi
su eventuali errori o abusi in materia di riservatezza delle persone; tempi
limitati del segreto giudiziario; accessibilità alle fonti dell’informazione
contro ogni dossieraggio pilotato.
Nessuna risposta di merito. Lo sciopero, con la giornata del silenzio, è
espressione di indignazione, di partecipazione, di richiamo responsabile a
principi e valori che debbono valere in ogni stagione. Lo sciopero è un
momento della protesta e dell’azione incessante che proseguirà, fino al
ricorso della Corte europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo, qualora la
legge fosse approvata così com’è. Lo sciopero è anche segnalazione di un
allarme per una ferita che si aggiungerebbe ad un sistema informativo che
patisce già situazioni di oggettiva difficoltà e precarietà non solo per la crisi
economica, ma anche per una politica di soli tagli che rischiano di allargare
bavagli oggi altrimenti invisibili. L’informazione è un bene pubblico, non è
un privilegio dei giornalisti, né una proprietà dei padroni dei giornali e delle
televisioni, né una disponibilità dei Governi. E per i giornalisti non è uno
sciopero tradizionale contro le aziende, ma un atto di partecipazione e di
sacrifico della risorsa professionale per la difesa di un bene prezioso, dei
cittadini, proclamato con un silenzio che vuol parlare a tutti”.
che si esprimerà in un “rumoroso” silenzio dell’informazione nella giornata
di venerdì 9 luglio, contro le norme del “ddl intercettazioni” che limitano
pesantemente il diritto dei cittadini a sapere come procedono le inchieste
giudiziarie, infliggendo gravi interruzioni al libero circuito delle notizie.
Quanti lavorano nel settore della carta stampata si asterranno dalle
prestazioni nella giornata di giovedì 8 luglio, per impedire l’uscita dei
giornali nella giornata di venerdì. Tutti gli altri, giornalisti dell’emittenza
nazionale e locale, pubblica e privata, delle agenzie di stampa, del web, dei
new media e degli uffici stampa non lavoreranno nella giornata di venerdì.
Free lance, collaboratori e corrispondenti si asterranno dal lavoro secondo
le modalità previste per la testata presso la quale prestano la loro opera. I
giornalisti dei periodici, infine, si asterranno dal lavoro venerdì 9, ma
assicurando, già da ora, la pubblicazione sui numeri in lavorazione delle
proprie testate di comunicati sulle motivazioni della giornata del silenzio.
Lo sciopero è una protesta straordinaria e insieme la testimonianza di una
professione, quella giornalistica, che vuole essere libera per offrire ai
cittadini informazione leale e la più completa possibile. Una protesta che si
trasforma in un “silenzio” di un giorno per evidenziare i tanti silenzi
quotidiani che il “ddl intercettazioni” imporrebbe se passasse con le norme
all’esame della Camera, imposte sin qui dal Governo e dalla maggioranza
parlamentare.
Molte notizie e informazioni di interesse pubblico sarebbero negate giorno
dopo giorno fino a cambiare la percezione della realtà, poiché oscurata,
“cancellata” per le norme di una legge sbagliata e illiberale che ne
vieterebbe qualsiasi conoscenza.
Giornalisti, ma anche gli editori e migliaia di cittadini, da mesi denunciano
le mostruosità giuridiche del “ddl intercettazioni”. Sono state anche
avanzate proposte serie per rendere ancora più severa e responsabile
l’informazione nel rispetto della verità dei fatti e dei diritti delle persone:
udienza filtro per stralciare dagli atti conoscibili le parti relative a persone
estranee e soprattutto alla dignità dei loro beni più cari protetti dalla
privacy; giurì per la lealtà dell’informazione che si pronunci in tempi brevi
su eventuali errori o abusi in materia di riservatezza delle persone; tempi
limitati del segreto giudiziario; accessibilità alle fonti dell’informazione
contro ogni dossieraggio pilotato.
Nessuna risposta di merito. Lo sciopero, con la giornata del silenzio, è
espressione di indignazione, di partecipazione, di richiamo responsabile a
principi e valori che debbono valere in ogni stagione. Lo sciopero è un
momento della protesta e dell’azione incessante che proseguirà, fino al
ricorso della Corte europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo, qualora la
legge fosse approvata così com’è. Lo sciopero è anche segnalazione di un
allarme per una ferita che si aggiungerebbe ad un sistema informativo che
patisce già situazioni di oggettiva difficoltà e precarietà non solo per la crisi
economica, ma anche per una politica di soli tagli che rischiano di allargare
bavagli oggi altrimenti invisibili. L’informazione è un bene pubblico, non è
un privilegio dei giornalisti, né una proprietà dei padroni dei giornali e delle
televisioni, né una disponibilità dei Governi. E per i giornalisti non è uno
sciopero tradizionale contro le aziende, ma un atto di partecipazione e di
sacrifico della risorsa professionale per la difesa di un bene prezioso, dei
cittadini, proclamato con un silenzio che vuol parlare a tutti”.
INTERCETTAZIONI: SCIOPERO COMPATTO CONTRO IL DDL ALFANO
Diritto d’informazione: una lotta iniziata nel 1993
“Silenzio rumoroso” per dire no al silenzio di Stato. Il diritto di cronaca è dei cittadini
E’ dal 1993, dall’epoca di Mani pulite, che la classe politica tenta periodicamente di mettere un freno ai giudici e un bavaglio alla stampa. Ogni volta la reazione, prima dei giornalisti e poi dell’opinione pubblica, è riuscita a scongiurare i danni più gravi.
E’ per evitare che le parti peggiori del disegno di legge Alfano sulle intercettazioni divengano legge dello Stato che i giornalisti sono chiamati domani e dopodomani a scioperare. Uno sciopero che si svolge con l’obiettivo dichiarato di salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere informati in modo corretto, completo e tempestivo.
I cronisti sono stati sempre in prima fila a contrastare i tentativi di soffocare la libertà di stampa: nel 1993 all’epoca della proposta di legge di Giuseppe Gargani, nel 2005 contro quella di Roberto Castelli, nel 2006 contro quella di Clemente Mastella. Dal giugno del 2008 si stanno battendo contro il ddl Alfano con manifestazioni e volantinaggi in tutta Italia, convegni, dibattiti, libri, cortei
e biciclettate. Dapprima da soli poi, in modo convinto, con Fnsi e Ordine dei giornalisti. Negli ultimi tempi la battaglia ha visto scendere in campo la cosiddetta “società civile” che ha riempito piazza del Popolo in ottobre, piazza Navona la scorsa settimana e il web. Anche i giornali, dallo scorso 24 maggio quando la Fnsi ha organizzato una riunione con i direttori, hanno scoperto l’importanza della vicenda.
Già lo scorso anno, proprio di questo periodo, era stato previsto uno sciopero contro il ddl Alfano, rinviato per l’intervento del presidente Napolitano. In questo periodo governo e maggioranza hanno pervicacemente mantenuto i capisaldi del ddl, anzi al Senato hanno introdotto dei peggioramenti.
Chi vuole dare risalto a questi argomenti sulle proprie testate può farlo liberamente, magari tutti i giorni.
Per far comprendere a maggioranza e governo che il ddl Alfano non può passare è ora necessario lo sciopero: una giornata di “silenzio rumoroso”, come è stata definita, per far capire ai cittadini cosa vorrebbe dire il silenzio di Stato imposto per legge
“Silenzio rumoroso” per dire no al silenzio di Stato. Il diritto di cronaca è dei cittadini
E’ dal 1993, dall’epoca di Mani pulite, che la classe politica tenta periodicamente di mettere un freno ai giudici e un bavaglio alla stampa. Ogni volta la reazione, prima dei giornalisti e poi dell’opinione pubblica, è riuscita a scongiurare i danni più gravi.
E’ per evitare che le parti peggiori del disegno di legge Alfano sulle intercettazioni divengano legge dello Stato che i giornalisti sono chiamati domani e dopodomani a scioperare. Uno sciopero che si svolge con l’obiettivo dichiarato di salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere informati in modo corretto, completo e tempestivo.
I cronisti sono stati sempre in prima fila a contrastare i tentativi di soffocare la libertà di stampa: nel 1993 all’epoca della proposta di legge di Giuseppe Gargani, nel 2005 contro quella di Roberto Castelli, nel 2006 contro quella di Clemente Mastella. Dal giugno del 2008 si stanno battendo contro il ddl Alfano con manifestazioni e volantinaggi in tutta Italia, convegni, dibattiti, libri, cortei
e biciclettate. Dapprima da soli poi, in modo convinto, con Fnsi e Ordine dei giornalisti. Negli ultimi tempi la battaglia ha visto scendere in campo la cosiddetta “società civile” che ha riempito piazza del Popolo in ottobre, piazza Navona la scorsa settimana e il web. Anche i giornali, dallo scorso 24 maggio quando la Fnsi ha organizzato una riunione con i direttori, hanno scoperto l’importanza della vicenda.
Già lo scorso anno, proprio di questo periodo, era stato previsto uno sciopero contro il ddl Alfano, rinviato per l’intervento del presidente Napolitano. In questo periodo governo e maggioranza hanno pervicacemente mantenuto i capisaldi del ddl, anzi al Senato hanno introdotto dei peggioramenti.
Chi vuole dare risalto a questi argomenti sulle proprie testate può farlo liberamente, magari tutti i giorni.
Per far comprendere a maggioranza e governo che il ddl Alfano non può passare è ora necessario lo sciopero: una giornata di “silenzio rumoroso”, come è stata definita, per far capire ai cittadini cosa vorrebbe dire il silenzio di Stato imposto per legge
Manifestazione a Conselice (RA) contro il ddl Alfano
sabato 10 luglio 2010
Dalla “notte bianca” di Conselice omaggio al presidente Napolitano
Dall’unico monumento alla libertà di stampa in Italia, a Conselice (Ravenna) “un omaggio non rituale al Capo dello Stato Giorgio Napolitano per il suo magistero istituzionale a garanzia della convivenza civile e della libertà di tutti, fissate dalla Carta costituzionale”, in occasione della “notte bianca” per dire no al disegno di legge che censura l’informazione e blocca la cronaca giudiziaria. Così il segretario generale della Fnsi; Franco Siddi, ha chiuso in nottata, nella cittadina romagnola, la lunga giornata delle manifestazioni promosse in tutt’Italia dalla Federazione nazionale della Stampa italiana per dire no al silenzio di Stato e per affermare il diritto di sapere e le condizioni per il corretto esercizio del dovere di informare i cittadini.
“In questa città – ha detto Siddi -, che il presidente Napolitano ha voluto di recente insignire dell’onorificenza al valore civile a motivo della azioni della popolazione per riconquistare la libertà, sostenendo in primo luogo la stampa clandestina durante la Resistenza, si riannodano i fili del mai cessato impegno per la libertà, che, come vediamo oggi, non è mai garantita per sempre.
Questo monumento, non solo simbolicamente, rappresenta ben più di un momento della
memoria. E’ un monito permanente a considerare la libera informazione il vero motore della libertà del Paese. La partecipazione di migliaia di cittadini alle manifestazioni e soprattutto la grande mobilitazione di Conselice lo confermano e assumono il rilievo di una nuova resistenza civile da sviluppare coerentemente in azioni incessanti per impedire l’interruzione del circuito delle notizie, di tutte le notizie di interesse pubblico, che debbono essere conosciute e non censurate, a seconda della natura (come le inchieste giudiziarie)dalla legge. L’Informazione è fonte di legalità e sicurezza: è democrazia intesa come condizione che, grazie alla conoscenza, consente anche a chi non ha voce e non ha potere di essere protetto dagli abusi del pre-potere”.
Il segretario della Fnsi ha inoltre proposto al sindaco della città, Maurizio Filippucci, che ha accolto l’idea, di riunire a Conselice il prossimo primo ottobre – data di consegna da parte dell’Associazione di stampa dell’Emilia Romagna, della nuova bandiera tricolore della libertà di stampa appositamente realizzata per le scuole locali - le città medaglia al valore civile per le battaglie della libertà e per l’impegno profuso in favore della stanpa libera. Camillo Galba, presidente dell’Associazione di stampa dell’Emilia Romagna che ha organizzato la “notte bianca” insieme con il Comune di Conselice, ha rinnovato l’iniziativa coesa dei giornalisti di tutte le regioni per l’informazione in un riconoscimento permanente del valore non statico della “pedalina” (la macchina tipografica di piazza di Libertà di stampa di Conselice), simbolo permanente del valore universale dell’accesso all’informazione.
Le centinaia di persone che hanno affollato la piazza per la notte di Conselice sono testimoni e protagonisti di un’Italia che non farà interrompere il circuito delle notizie. Gli artisti che hanno accompagnato la serata (tra gli altri Ivano Marescotti, Tamara Fagnocchi, e le formazioni artistiche organizzate dai gruppi dei giornalisti precari dell’Emilia Romagna), di questa testimonianza hanno reso visibili e apprezzate espressioni.
“In questa città – ha detto Siddi -, che il presidente Napolitano ha voluto di recente insignire dell’onorificenza al valore civile a motivo della azioni della popolazione per riconquistare la libertà, sostenendo in primo luogo la stampa clandestina durante la Resistenza, si riannodano i fili del mai cessato impegno per la libertà, che, come vediamo oggi, non è mai garantita per sempre.
Questo monumento, non solo simbolicamente, rappresenta ben più di un momento della
memoria. E’ un monito permanente a considerare la libera informazione il vero motore della libertà del Paese. La partecipazione di migliaia di cittadini alle manifestazioni e soprattutto la grande mobilitazione di Conselice lo confermano e assumono il rilievo di una nuova resistenza civile da sviluppare coerentemente in azioni incessanti per impedire l’interruzione del circuito delle notizie, di tutte le notizie di interesse pubblico, che debbono essere conosciute e non censurate, a seconda della natura (come le inchieste giudiziarie)dalla legge. L’Informazione è fonte di legalità e sicurezza: è democrazia intesa come condizione che, grazie alla conoscenza, consente anche a chi non ha voce e non ha potere di essere protetto dagli abusi del pre-potere”.
Il segretario della Fnsi ha inoltre proposto al sindaco della città, Maurizio Filippucci, che ha accolto l’idea, di riunire a Conselice il prossimo primo ottobre – data di consegna da parte dell’Associazione di stampa dell’Emilia Romagna, della nuova bandiera tricolore della libertà di stampa appositamente realizzata per le scuole locali - le città medaglia al valore civile per le battaglie della libertà e per l’impegno profuso in favore della stanpa libera. Camillo Galba, presidente dell’Associazione di stampa dell’Emilia Romagna che ha organizzato la “notte bianca” insieme con il Comune di Conselice, ha rinnovato l’iniziativa coesa dei giornalisti di tutte le regioni per l’informazione in un riconoscimento permanente del valore non statico della “pedalina” (la macchina tipografica di piazza di Libertà di stampa di Conselice), simbolo permanente del valore universale dell’accesso all’informazione.
Le centinaia di persone che hanno affollato la piazza per la notte di Conselice sono testimoni e protagonisti di un’Italia che non farà interrompere il circuito delle notizie. Gli artisti che hanno accompagnato la serata (tra gli altri Ivano Marescotti, Tamara Fagnocchi, e le formazioni artistiche organizzate dai gruppi dei giornalisti precari dell’Emilia Romagna), di questa testimonianza hanno reso visibili e apprezzate espressioni.
giovedì 1 luglio 2010
Oltre due terzi degli italiani contrari al DDL intercettazioni
Indagine dell'Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis
Per la maggioranza assoluta degli italiani, intervistati dall'Istituto Demopolis, le intercettazioni andrebbero pubblicate per continuare a garantire il diritto dei cittadini all'informazione, ponendo però dei limiti precisi alla diffusione di notizie sulla vita privata degli intercettati e sulle persone estranee alle indagini. Oltre due terzi degli italiani si dichiarano contrari al DDL in discussione al Parlamento che, se tramutato in legge, limiterebbe l'utilizzo delle intercettazioni da parte della magistratura e il divieto di pubblicazione sugli organi di stampa.Sono i dati che emergono da un'indagine dell'Istituto Nazionale di Ricerche Demòpolis, diffusi nel giorno della manifestazione promossa dalla Federazione Nazionale della Stampa.
Il 67% dei cittadini intervistati esprime la propria contrarietà nella convinzione che i limiti all'uso delle intercettazioni previsti dal DDL potrebbero ostacolare in parte l'efficacia delle indagini della magistratura, mentre il 33% si dichiara favorevole per porre un freno alla violazione della privacy.
"Il dato di contrarietà rilevato - afferma il direttore dell'Istituto Demopolis Pietro Vento - risente di un clima di sfiducia crescente dei cittadini nella politica e di una sempre più diffusa insofferenza nel Paese verso ogni forma di corruzione". Il dissenso verso il disegno di legge appare trasversale, anche se emergono chiare differenze in base alla collocazione politica degli intervistati: favorevoli al DDL, in ampia maggioranza, gli elettori del PDL, nettamente contrari i sostenitori del Centro Sinistra, ma anche sei elettori su dieci della Lega.
L'indagine, condotta dall'Istituto Demopolis dal 21 al 28 giugno nell'ambito del Monitor continuativo sull'opinione pubblica italiana, ha analizzato nello specifico anche le valutazioni dei cittadini sul divieto di pubblicazione sugli organi di stampa delle intercettazioni telefoniche ed ambientali.
Soltanto il 29% degli intervistati approva il divieto di diffusione previsto dal disegno di legge, ritenendo corretto vietare la pubblicazione delle intercettazioni per tutelare anzitutto la privacy dei cittadini.
Il restante 71% afferma di non condividere il DDL ma, tra quanti si dichiarano contrari, emergono due distinte posizioni: uno su cinque lo ritiene del tutto sbagliato, sostenendo che le intercettazioni vanno pubblicate per non porre alcun limite alla libertà di stampa; il 51% sostiene, invece, che il DDL in discussione al Parlamento andrebbe modificato. Per la maggioranza assoluta degli italiani infatti - secondo l'indagine DEMOPOLIS - le intercettazioni andrebbero pubblicate per continuare a garantire il diritto dei cittadini all'informazione, ponendo però dei limiti precisi alla diffusione di notizie sulla vita privata degli intercettati e sulle persone estranee alle indagini.
Per approfondimenti:
http://www.demopolis.it/
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NESS1UNO,LA LIBERTA’ DELL’ARTE PER LA LIBERTA’ D’INFORMAZIONE
Con l’arte non si fanno rivoluzioni, ma con l’arte, che è una delle espressioni massime della libertà di pensiero si può provare a migliorare un po’ il mondo, la società, e se lo possiamo fare è proprio attraverso il suo non essere vincolata a ideologie e regole dettate da altro che non sia fantasia, voglia di pensare, voglia di creare.
Mai come in queste ultime settimane e giorni si è sentito parlare di libertà, libertà di informare e diritto di sapere, lo si è sentito in quanto stanno diventando un diritto e una libertà mortificati, accerchiati, in pericolo.
Noi artisti siamo persone, cittadini e membri della società in cui viviamo, dunque crediamo che qualcosa possiamo fare, ne abbiamo il diritto, ne abbiamo il dovere e se non con il nostro lavoro almeno attraverso di esso, attraverso quella libertà che è per l’appunto il presupposto fondamentale di ogni creazione.
Da questi presupposti nasce NESS1UNO, un libero movimento di artisti a favore e sostegno della libertà di stampa e informazione.
NESS1UNO è una proposta nata tra artisti provenienti dalle più svariate discipline (Arte visiva, musica, poesia, letteratura, fumetto...) che hanno deciso di mettere a disposizione dell’informazione, ogni volta che ve ne sia la necessità, la loro opera, il loro linguaggio, il loro lavoro insomma affinchè esso si renda canale di comunicazione e trasmissione di notizie e fatti che altrimenti sarebbero occultati in virtù del disegno di legge sulle intercettazioni appena approvata in Senato..
Attraverso NESS1UNO l´informazione si trasformerà in arte e la cronaca in licenza poetica, ogni lavoro od espressione creata a tale scopo sarà firmata da tutti contemporaneamente attraverso lo pseudonimo di NESS1UNO che se ne farà carico a tutti gli effetti diventandone così l´unico soggetto responsabile.
Dietro NESS1UNO non ci sono schieramenti legati a partiti, associazioni ecc... ma solo una solida presa di posizione per dire NO ad una legge che riteniamo ingiusta immotivata se non da interessi particolari e del tutto estranei al bene comune, una legge che lede il diritto inalienabile di ogni cittadino di venire informato, di sapere, di poter giudicare, di essere dunque LIBERO.
Tutti coloro che vorranno sottoscrivere tale iniziativa diventando così parte della firma NESS1UNO o partecipare attivamente attraverso il proprio lavoro potranno comunicarlo con una mail a: ness-1-uno@libero.it
Hanno già aderito:
Giorgio Bonomi,
Anna Valeria Borsari,
Iginio Deluca
Liliana Dematteis
Andrea Riccardo Filippi,
Pierluigi Fresia,
Marco Gastini,
Ottonella Mocellin / Nicola Pellegrini,
Alessandro Quaranta,
Gianfranco Pangrazio,
Luca Scarabelli,
Luigi Vercelli,
Mai come in queste ultime settimane e giorni si è sentito parlare di libertà, libertà di informare e diritto di sapere, lo si è sentito in quanto stanno diventando un diritto e una libertà mortificati, accerchiati, in pericolo.
Noi artisti siamo persone, cittadini e membri della società in cui viviamo, dunque crediamo che qualcosa possiamo fare, ne abbiamo il diritto, ne abbiamo il dovere e se non con il nostro lavoro almeno attraverso di esso, attraverso quella libertà che è per l’appunto il presupposto fondamentale di ogni creazione.
Da questi presupposti nasce NESS1UNO, un libero movimento di artisti a favore e sostegno della libertà di stampa e informazione.
NESS1UNO è una proposta nata tra artisti provenienti dalle più svariate discipline (Arte visiva, musica, poesia, letteratura, fumetto...) che hanno deciso di mettere a disposizione dell’informazione, ogni volta che ve ne sia la necessità, la loro opera, il loro linguaggio, il loro lavoro insomma affinchè esso si renda canale di comunicazione e trasmissione di notizie e fatti che altrimenti sarebbero occultati in virtù del disegno di legge sulle intercettazioni appena approvata in Senato..
Attraverso NESS1UNO l´informazione si trasformerà in arte e la cronaca in licenza poetica, ogni lavoro od espressione creata a tale scopo sarà firmata da tutti contemporaneamente attraverso lo pseudonimo di NESS1UNO che se ne farà carico a tutti gli effetti diventandone così l´unico soggetto responsabile.
Dietro NESS1UNO non ci sono schieramenti legati a partiti, associazioni ecc... ma solo una solida presa di posizione per dire NO ad una legge che riteniamo ingiusta immotivata se non da interessi particolari e del tutto estranei al bene comune, una legge che lede il diritto inalienabile di ogni cittadino di venire informato, di sapere, di poter giudicare, di essere dunque LIBERO.
Tutti coloro che vorranno sottoscrivere tale iniziativa diventando così parte della firma NESS1UNO o partecipare attivamente attraverso il proprio lavoro potranno comunicarlo con una mail a: ness-1-uno@libero.it
Hanno già aderito:
Giorgio Bonomi,
Anna Valeria Borsari,
Iginio Deluca
Liliana Dematteis
Andrea Riccardo Filippi,
Pierluigi Fresia,
Marco Gastini,
Ottonella Mocellin / Nicola Pellegrini,
Alessandro Quaranta,
Gianfranco Pangrazio,
Luca Scarabelli,
Luigi Vercelli,
COSA DICONO I TG DELLA SERA: “Ddl intercettazioni e manifestazione di Piazza Navona al centro delle edizioni serali dei Tg”
Nel giorno della vigilia. Domani Piazza Navona si riempie dei rappresentanti dei 2/3 degli italiani che non apprezzano il ddl Alfano, dato espresso dal sondaggio di Demopolis, diffuso dalle agenzie. Un dato, statistico. Oggi il flusso globale di agenzie alle 19 proponeva un complessivo di circa quasi 400 lanci dedicati al tema intercettazioni, alle 20 erano quasi 450, più del 6% del complessivo delle notizie; il tema più affrontato. La maggiorparte dei Tg se ne occupano in apertura, glissando però sulla manifestazione ma parlando delle polemiche sul Ddl. Il Tg4 apre con l’afa, poi passa alla morte di Taricone e poi dedica la pagina politica alla visita brasiliana di Berlusconi e al Ddl intercettazioni. E Fede, che afferma come in piazza ci saranno i centri sociali e qualche giornalista, non sembra aver letto le agenzie stampa. Propone poi le interviste di Feltri e Sansonetti quest’ultimo svela una sua forte contrarietà alla manifestazione capitanata, a suo avviso, dalla controparte: gli editori, per difendere un piccolo privilegio dei giornalisti. Su Studio Aperto non c’è traccia nei titoli della manifestazione e l’apertura è di cronaca: un padre che strangola il bimbo di due anni. Spazio per Taricone e torna la pantera di Palermo. Il Tg3 apre sulla vicenda intercettazioni, parla dell’audizione di Pizzetti e della decisione della maggioranza di calendarizzare, in aula, la discussione del Ddl a partire dal 29 luglio. Il Tg di La 7 dedica l’apertura al ddl intercettazioni con servizi interni. Il Tg5 sceglie la notizia come apertura, parla della calendarizzazione e della posizione di Fini che giudica un puntiglio irragionevole l’accelerazione della maggioranza e presenta il parere delle opposizione e l’audizione di Pizzetti. Non c’è, sul titolo, spazio per la manifestazione ma un servizio interno, proponendo gli stessi interventi del Tg4 con Feltri e Sansonetti. ”Non è una gran legge – afferma quest’ultimo – ma non è una legge bavaglio. E’ una legge contro il potere spionistico”. Per il Tg1 apertura identica, e passaggio nelle notizie, sulla manifestazione di domani. Spazio sul Tg5 anche alla riorganizzazione delle tasse locali prevista da Tremonti (anche su Tg1, Tg3 e Tg4) e l’aumento dei pedaggi autostradali. Anche nelle due ammiraglie di Rai e Mediaset spazio alla morte di Pietro Taricone e il viaggio a Panama di Berlusconi. Chiude il Tg2 che apre sulle intercettazioni puntando molto alla posizione del Presidente della Camera dei Deputati. Molto spazio al federalismo sul tg diretto da Orfeo. Raccoglie la dichiarazione di Alemanno sul possibile pedaggio sul GRA: “Prendo la mia macchina e vado a sfondare l’eventuale casello”Domani puntata speciale dell’Osservatorio, in collaborazione con FNSI per comprendere come i tg, nel corso della giornata, parleranno della manifestazione di Piazza Navona. E della manifestazione ne parliamo, nel commento, con Enzo Iacopino e Giancarlo Ghirra neo presidente e segretario dell’Ordine Nazionale dei GiornalistiL’analisi completa, i titoli e le analisi dalle 22.00 su www.articolo21.info Per info: 392 5082277
Presidio a Torino: informazione è libertà
Informazione è libertà
Presidio
GIOVEDI’ 1 LUGLIO DALLE 17 ALLE 19
in piazza Castello a Torino
CONTRO IL DISEGNO DI LEGGE ALFANO SULLE INTERCETTAZIONI
Facciamo sentire la nostra voce per difendere il diritto-dovere di informazione
Le manifestazioni della Federazione nazionale della stampa – i presìdi del 1 luglio a Torino, a Roma e in molte città italiane, e lo sciopero dell’informazione, previsto per l’8 e 9 luglio - hanno come filo conduttore la denuncia di ‘tagli e bavagli’:
Ø gli interventi del governo per censurare il diritto di cronaca col ddl intercettazioni e per punire la cultura italiana con la restrizione dei fondi per musica, cinema, teatro, danza;
Ø il rischio di sparizione di giornali ed emittenti colpiti dalla drastica e indiscriminata riduzione del finanziamento pubblico;
Ø il concreto pericolo che drammatiche vicende come quelle di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi possano in futuro rimanere a lungo ignote all’opinione pubblica;
Ø la perdurante difficoltà del mondo del lavoro ad ottenere l’attenzione dei media e a veder rappresentati gli effetti della crisi.
Il giornalismo italiano vuole tutelare la Libertà
I giornalisti hanno il dovere di informare in modo corretto completo e tempestivo, i cittadini hanno il diritto di sapere le notizie, non il pettegolezzo, ma i fatti che sono importanti ed essenziali perché si formino un libero e informato convincimento sulla cui base assumere in modo consapevole le loro decisioni. Perché ciò accada è essenziale che il ddl Alfano sia modificato profondamente, in particolare deve essere assolutamente chiaro che ciò che è pubblico deve per ciò stesso essere pubblicabile e conoscibile dai cittadini. Il testo del ddl licenziato dal Senato non è affatto condivisibile.
La Libertà “è” o “non è”. La libertà di informazione è o non è
NON SI POSSONO espropriare i cittadini del diritto a loro riconosciuto dalla Costituzione ad avere una informazione corretta, completa e tempestiva:
NON SI PUO’ tenere l’opinione pubblica all’oscuro di quanto avviene.
Se il ddl Alfano diventa legge, infatti, i cittadini non potrebbero più venire a conoscenza di fatti delittuosi gravissimi, come ad esempio, le risate di due imprenditori alla notizia del terremoto dell'Aquila, il bacio in fronte del banchiere Fiorani a Fazio, le tangenti sulla Sanità in Puglia, le torbide vicende del campionato di calcio.
Associazione Stampa Subalpina
Presidio
GIOVEDI’ 1 LUGLIO DALLE 17 ALLE 19
in piazza Castello a Torino
CONTRO IL DISEGNO DI LEGGE ALFANO SULLE INTERCETTAZIONI
Facciamo sentire la nostra voce per difendere il diritto-dovere di informazione
Le manifestazioni della Federazione nazionale della stampa – i presìdi del 1 luglio a Torino, a Roma e in molte città italiane, e lo sciopero dell’informazione, previsto per l’8 e 9 luglio - hanno come filo conduttore la denuncia di ‘tagli e bavagli’:
Ø gli interventi del governo per censurare il diritto di cronaca col ddl intercettazioni e per punire la cultura italiana con la restrizione dei fondi per musica, cinema, teatro, danza;
Ø il rischio di sparizione di giornali ed emittenti colpiti dalla drastica e indiscriminata riduzione del finanziamento pubblico;
Ø il concreto pericolo che drammatiche vicende come quelle di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi possano in futuro rimanere a lungo ignote all’opinione pubblica;
Ø la perdurante difficoltà del mondo del lavoro ad ottenere l’attenzione dei media e a veder rappresentati gli effetti della crisi.
Il giornalismo italiano vuole tutelare la Libertà
I giornalisti hanno il dovere di informare in modo corretto completo e tempestivo, i cittadini hanno il diritto di sapere le notizie, non il pettegolezzo, ma i fatti che sono importanti ed essenziali perché si formino un libero e informato convincimento sulla cui base assumere in modo consapevole le loro decisioni. Perché ciò accada è essenziale che il ddl Alfano sia modificato profondamente, in particolare deve essere assolutamente chiaro che ciò che è pubblico deve per ciò stesso essere pubblicabile e conoscibile dai cittadini. Il testo del ddl licenziato dal Senato non è affatto condivisibile.
La Libertà “è” o “non è”. La libertà di informazione è o non è
NON SI POSSONO espropriare i cittadini del diritto a loro riconosciuto dalla Costituzione ad avere una informazione corretta, completa e tempestiva:
NON SI PUO’ tenere l’opinione pubblica all’oscuro di quanto avviene.
Se il ddl Alfano diventa legge, infatti, i cittadini non potrebbero più venire a conoscenza di fatti delittuosi gravissimi, come ad esempio, le risate di due imprenditori alla notizia del terremoto dell'Aquila, il bacio in fronte del banchiere Fiorani a Fazio, le tangenti sulla Sanità in Puglia, le torbide vicende del campionato di calcio.
Associazione Stampa Subalpina
PRESIDIO A MATERA
L’Associazione della Stampa di Basilicata e l’Ordine dei Giornalisti della Basilicata, hanno organizzato per oggi 1 luglio 2010, dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 18 alle ore 20, in piazza Pascoli a Matera, un presidio per manifestare contro il DDL Alfano che prevede limitazioni alla libertà di stampa.
Qui di seguito un intervento a firma congiunta del presidente dell’Ordine regionale Mimmo Sammartino e del presidente dell’Associazione Stampa Serafino Paternoster.
Tutti i giornalisti e tutti i cittadini sono invitati a partecipare.
“L’Ordine regionale dei Giornalisti e l’Associazione della Stampa di Basilicata sono mobilitati domani 1 luglio, insieme agli organismi nazionali e alle altre realtà regionali della categoria, per lanciare un appello al Paese, ai suoi cittadini, alle sue istituzioni dinanzi all’annunciata approvazione della legge-bavaglio. Una legge che colpirà - come autorevoli istituzioni hanno denunciato - il diritto-dovere di informare da parte degli organi di informazione e il diritto a essere informati da parte dei cittadini.
Si tratta dell’ennesimo attacco a diritti e garanzie sanciti dalla Costituzione di questo Paese che, con sempre maggiore frequenza, si cerca di forzare, di violare, di negare.
Se questa legge fosse stata in vigore, i cittadini di questo Paese non avrebbero potuto sapere nulla - in tempi accettabili - di fatti di corruzione (da Tangentopoli alla cosiddetta “cricca”), di storie come quelle legate a stragi, terrorismi e torbide vicende (che, pur in assenza di verità giudiziarie, hanno potuto almeno diventare coscienza diffusa nella società civile), di indagini e scandali come quelli inerenti grandi potentati economici (in Italia e in Basilicata), di storie dolorose, lasciate per anni e anni senza verità e giustizia, come quelle relative all’assassinio di Elisa Claps o di Tiziano Fusilli, alla morte dei fidanzatini di Policoro, Luca Orioli e Marirosa Andreotta, alla scomparsa della piccola Ottavia De Luise o della maestra di Lagonegro Maria Antonietta Flora, e altri misteri.
Impedire di raccontare queste storie, giustificando tale scelta con l’esigenza di colpire qualche eccesso, è come se - davanti all’inquinamento di una sorgente - invece di bloccare il danno e colpire l’inquinatore responsabile, si decidesse di togliere l’acqua.
Dire no - con fermezza - a questo progetto, per il quale Ordine e Assostampa di Basilicata sono mobilitati, non costituisce un obiettivo di competenza della categoria dei giornalisti. E’ un imperativo che riguarda tutti. Riguarda i cittadini. Riguarda la difesa dei principi fondamentali della Costituzione Repubblicana. Riguarda la democrazia. Riguarda il presente e il futuro di questo Paese”.
Il presidente dell’Ordine Giornalisti di Basilicata
Mimmo Sammartino
Il presidente dell’Assostampa di Basilicata
Serafino Paternoster
Qui di seguito un intervento a firma congiunta del presidente dell’Ordine regionale Mimmo Sammartino e del presidente dell’Associazione Stampa Serafino Paternoster.
Tutti i giornalisti e tutti i cittadini sono invitati a partecipare.
“L’Ordine regionale dei Giornalisti e l’Associazione della Stampa di Basilicata sono mobilitati domani 1 luglio, insieme agli organismi nazionali e alle altre realtà regionali della categoria, per lanciare un appello al Paese, ai suoi cittadini, alle sue istituzioni dinanzi all’annunciata approvazione della legge-bavaglio. Una legge che colpirà - come autorevoli istituzioni hanno denunciato - il diritto-dovere di informare da parte degli organi di informazione e il diritto a essere informati da parte dei cittadini.
Si tratta dell’ennesimo attacco a diritti e garanzie sanciti dalla Costituzione di questo Paese che, con sempre maggiore frequenza, si cerca di forzare, di violare, di negare.
Se questa legge fosse stata in vigore, i cittadini di questo Paese non avrebbero potuto sapere nulla - in tempi accettabili - di fatti di corruzione (da Tangentopoli alla cosiddetta “cricca”), di storie come quelle legate a stragi, terrorismi e torbide vicende (che, pur in assenza di verità giudiziarie, hanno potuto almeno diventare coscienza diffusa nella società civile), di indagini e scandali come quelli inerenti grandi potentati economici (in Italia e in Basilicata), di storie dolorose, lasciate per anni e anni senza verità e giustizia, come quelle relative all’assassinio di Elisa Claps o di Tiziano Fusilli, alla morte dei fidanzatini di Policoro, Luca Orioli e Marirosa Andreotta, alla scomparsa della piccola Ottavia De Luise o della maestra di Lagonegro Maria Antonietta Flora, e altri misteri.
Impedire di raccontare queste storie, giustificando tale scelta con l’esigenza di colpire qualche eccesso, è come se - davanti all’inquinamento di una sorgente - invece di bloccare il danno e colpire l’inquinatore responsabile, si decidesse di togliere l’acqua.
Dire no - con fermezza - a questo progetto, per il quale Ordine e Assostampa di Basilicata sono mobilitati, non costituisce un obiettivo di competenza della categoria dei giornalisti. E’ un imperativo che riguarda tutti. Riguarda i cittadini. Riguarda la difesa dei principi fondamentali della Costituzione Repubblicana. Riguarda la democrazia. Riguarda il presente e il futuro di questo Paese”.
Il presidente dell’Ordine Giornalisti di Basilicata
Mimmo Sammartino
Il presidente dell’Assostampa di Basilicata
Serafino Paternoster
PERSONE SENZA L'ETICHETTA DEL PREZZO
Il progetto editoriale in costruzione "gli italiani" aderisce alla manifestazione e la seguirà da sito web www.gliitaliani.it
questo l'editoriale di oggi pubblicato sul sito
PERSONE SENZA L'ETICHETTA DEL PREZZO
di Pietro Orsatti
La notizia è di questa mattina, paradossalmente passata quasi in sordina. Certo, l’hanno poi ripresa i Tg, ma con cautela, di taglio basso come si direbbe nella redazione di un giornale. E allora leggiamo il take di agenzia più sottovalutato del mese.
Il testo del ddl sulle intercettazioni arrivera’ in aula alla Camera il prossimo 29 luglio, dopo l’esame della manovra economica. La decisione e’ stata presa dalla presidenza della Camera davanti alla richiesta dei gruppi di maggioranza ed al no dell’opposizione. Il presidente dell’assemblea Fini avrebbe definito la decisione ‘irragionevole’ dal momento che probabilmente il voto finale sara’ a settembre ma di non aver potuto fare altrimenti senza venir meno ai doveri istituzionali. (Ansa)
La notizia è di una gravità assoluta e assolutamente prevedibile. Perché era evidente a tutti meno che alle “anime belle” dell’opposizione da caminetto che Fini avrebbe ceduto, che non avrebbe retto all’offensiva di Berlusconi e dei suoi su questa legge. Se leggete fra le righe è evidente che Fini ha subito un ricatto e, anche se scontento, si è dovuto riallineare ai desideri del partito dell’amore. È questo la politica in questo Paese, ormai. Ricatto.
Poi c’è un altro dato. Questa decisione viene presa a meno di 48 ore dalla manifestazione di domani convocata a piazza Navona a Roma proprio contro la legge bavaglio. Il Pdl, e Berlusconi in persona, si giocano la faccia su questo Ddl. In molti si erano illusi che bastasse appellarsi al buon senso e ai regolamenti per poter fermare la campagna punitiva voluta dal premier contri magistrati e giornalisti. Perché di questo si tratta. Punire. Punire la magistratura della propria indipendenza, i giornalisti per la propria professionalità, gli editori perché non vogliono più presentarsi più con il cappello in mano per ottenere gli avanzi della pubblicità lasciati dalle televisioni del premier e gli ultimi rimasugli dei finanziamenti pubblici all’editoria.
Berlusconi e suoi vogliono lo scontro, la prova di forza. Tutto e subito. Vogliono piegare le procure e i giornali, vogliono azzittire la cultura e l’informazione non mercificata. Alienare tutti a un progetto culturale unico e rassicurante, grossolano ma terribilmente efficace.
Il bavaglio non è solo alla stampa, ma anche al mondo della scuola e dell’università, della cultura e dell’arte. Tutto deve essere ricondotto al consumo. Popolo di donne e uomini trasformati in merci che consumano altre merci. Ognuno deve avere l’etichetta del prezzo e mettersi in vendita. Questo è il progetto culturale di questa maggioranza.
Qualche tempo fa intervistai il teologo, scrittore e giornalista (e anche politico e attivista dei movimento sociali) Frei Betto. Parlavamo del rapporto che esiste fra arte e cultura. E lui, spietatamente, individuò subito la più stridente contraddizione che si è affermata fra noi europei.
«Non esiste arte neutra – spiega Betto -. Ogni volta che si pretende di fare arte neutra si sta facendo solo intrattenimento, e questo fa solo il gioco della destra. L’arte non deve essere di destra o di sinistra, l’arte deve essere bella. L’artista, invece, sì. Lui deve fare la sua scelta. Ma nella sua bellezza anche l’arte ha una dimensione politica. È un linguaggio che può essere legato o meno con il cambiamento del mondo». Essere sintonizzati con la società, con quello che la muove, che la trasforma. L’utopia? «So che questa è una parola che voi europei non amate molto, ma in America latina questo è un termine che ha invece molta forza. Credere nell’utopia significa sperare in un miglioramento ed essere capaci di lottare per questo».
Bene, domani a piazza Navona noi rivendicheremo il nostro frammento di utopia. Il nostro sogno di una società dove sia possibile non essere in vendita, il nostro bisogno di essere persone senza l’etichetta del prezzo addosso. Noi domani, cittadini ancor prima che operatori dell’informazione, intellettuali, artisti, docenti e formatori e popolo saremo lì a rivendicare il nostro diritto di informare e di essere informati, il nostro diritto di sapere, il nostro dovere di migliorarci. Come singoli e come società.
Questa mattina ho ricevuto presto una telefonata da Pino Masciari, uno che ha speso la propria vita, il proprio lavoro, i propri affetti e addirittura la propria sicurezza personale per fare il proprio dovere: testimoniare contro la ‘ndrangheta e il malaffare. Era indignato. Profondamente. Aveva letto da poco le dichiarazioni di Marcello Dell’Utri dopo la sentenza di condanna in secondo grado per associazione esterna. Il senatore, in un intervista rilasciata a Il Giornale, aveva ancora una volta definito il boss mafioso Vittorio Mangano “un eroe”. «Se Mangano è un ‘eroe io chi sono? Un fesso?».
No, Pino, non sei un fesso. Tu sei un cittadino italiano. Tu sei un pezzo di questa società, importante. Per la tua storia. Per il tuo coraggio. Per quello che hai messo in gioco pur di non venderti. Anche per te, e per tutti quelli che ogni giorno scelgono di essere liberi, domani saremo a piazza Navona.
questo l'editoriale di oggi pubblicato sul sito
PERSONE SENZA L'ETICHETTA DEL PREZZO
di Pietro Orsatti
La notizia è di questa mattina, paradossalmente passata quasi in sordina. Certo, l’hanno poi ripresa i Tg, ma con cautela, di taglio basso come si direbbe nella redazione di un giornale. E allora leggiamo il take di agenzia più sottovalutato del mese.
Il testo del ddl sulle intercettazioni arrivera’ in aula alla Camera il prossimo 29 luglio, dopo l’esame della manovra economica. La decisione e’ stata presa dalla presidenza della Camera davanti alla richiesta dei gruppi di maggioranza ed al no dell’opposizione. Il presidente dell’assemblea Fini avrebbe definito la decisione ‘irragionevole’ dal momento che probabilmente il voto finale sara’ a settembre ma di non aver potuto fare altrimenti senza venir meno ai doveri istituzionali. (Ansa)
La notizia è di una gravità assoluta e assolutamente prevedibile. Perché era evidente a tutti meno che alle “anime belle” dell’opposizione da caminetto che Fini avrebbe ceduto, che non avrebbe retto all’offensiva di Berlusconi e dei suoi su questa legge. Se leggete fra le righe è evidente che Fini ha subito un ricatto e, anche se scontento, si è dovuto riallineare ai desideri del partito dell’amore. È questo la politica in questo Paese, ormai. Ricatto.
Poi c’è un altro dato. Questa decisione viene presa a meno di 48 ore dalla manifestazione di domani convocata a piazza Navona a Roma proprio contro la legge bavaglio. Il Pdl, e Berlusconi in persona, si giocano la faccia su questo Ddl. In molti si erano illusi che bastasse appellarsi al buon senso e ai regolamenti per poter fermare la campagna punitiva voluta dal premier contri magistrati e giornalisti. Perché di questo si tratta. Punire. Punire la magistratura della propria indipendenza, i giornalisti per la propria professionalità, gli editori perché non vogliono più presentarsi più con il cappello in mano per ottenere gli avanzi della pubblicità lasciati dalle televisioni del premier e gli ultimi rimasugli dei finanziamenti pubblici all’editoria.
Berlusconi e suoi vogliono lo scontro, la prova di forza. Tutto e subito. Vogliono piegare le procure e i giornali, vogliono azzittire la cultura e l’informazione non mercificata. Alienare tutti a un progetto culturale unico e rassicurante, grossolano ma terribilmente efficace.
Il bavaglio non è solo alla stampa, ma anche al mondo della scuola e dell’università, della cultura e dell’arte. Tutto deve essere ricondotto al consumo. Popolo di donne e uomini trasformati in merci che consumano altre merci. Ognuno deve avere l’etichetta del prezzo e mettersi in vendita. Questo è il progetto culturale di questa maggioranza.
Qualche tempo fa intervistai il teologo, scrittore e giornalista (e anche politico e attivista dei movimento sociali) Frei Betto. Parlavamo del rapporto che esiste fra arte e cultura. E lui, spietatamente, individuò subito la più stridente contraddizione che si è affermata fra noi europei.
«Non esiste arte neutra – spiega Betto -. Ogni volta che si pretende di fare arte neutra si sta facendo solo intrattenimento, e questo fa solo il gioco della destra. L’arte non deve essere di destra o di sinistra, l’arte deve essere bella. L’artista, invece, sì. Lui deve fare la sua scelta. Ma nella sua bellezza anche l’arte ha una dimensione politica. È un linguaggio che può essere legato o meno con il cambiamento del mondo». Essere sintonizzati con la società, con quello che la muove, che la trasforma. L’utopia? «So che questa è una parola che voi europei non amate molto, ma in America latina questo è un termine che ha invece molta forza. Credere nell’utopia significa sperare in un miglioramento ed essere capaci di lottare per questo».
Bene, domani a piazza Navona noi rivendicheremo il nostro frammento di utopia. Il nostro sogno di una società dove sia possibile non essere in vendita, il nostro bisogno di essere persone senza l’etichetta del prezzo addosso. Noi domani, cittadini ancor prima che operatori dell’informazione, intellettuali, artisti, docenti e formatori e popolo saremo lì a rivendicare il nostro diritto di informare e di essere informati, il nostro diritto di sapere, il nostro dovere di migliorarci. Come singoli e come società.
Questa mattina ho ricevuto presto una telefonata da Pino Masciari, uno che ha speso la propria vita, il proprio lavoro, i propri affetti e addirittura la propria sicurezza personale per fare il proprio dovere: testimoniare contro la ‘ndrangheta e il malaffare. Era indignato. Profondamente. Aveva letto da poco le dichiarazioni di Marcello Dell’Utri dopo la sentenza di condanna in secondo grado per associazione esterna. Il senatore, in un intervista rilasciata a Il Giornale, aveva ancora una volta definito il boss mafioso Vittorio Mangano “un eroe”. «Se Mangano è un ‘eroe io chi sono? Un fesso?».
No, Pino, non sei un fesso. Tu sei un cittadino italiano. Tu sei un pezzo di questa società, importante. Per la tua storia. Per il tuo coraggio. Per quello che hai messo in gioco pur di non venderti. Anche per te, e per tutti quelli che ogni giorno scelgono di essere liberi, domani saremo a piazza Navona.
SINISTRA ITALIANA DALLA SVIZZERA: NO ALLA "LEGGE-BAVAGLIO"!
Profonda e unanime inquietudine per lo stato dell’informazione in Italia: questo è stato il leitmotiv del dibattito svoltosi a Zurigo lo scorso 29 giugno alla presenza di Giuliana Sgrena, scrittrice e inviato del quotidiano Il Manifesto. Le preoccupazioni di questi giorni riguardano la libertà di stampa, ma nel dibattito sono state denunciate più in generale le gravi patologie del sistema informativo italiano: dai condizionamenti cui è sottoposto il servizio televisivo pubblico all’incancrenirsi del conflitto d’interesse, che dà luogo ad un sistema dell’informazione in gran parte controllato dal Presidente del Consiglio.
Dalla nostra ottica di italiani residenti in Svizzera, confrontati con una stampa e una televisione saldamente ispirate ai principi del pluralismo, le anomalie italiane nel campo dell’informazione appaiono ancora più scandalose ed estranee alla tradizione democratica europea. La denuncia emersa nel corso della discussione ha riguardato in particolare le principali reti RAI e Mediaset, che trasmettono un’immagine edulcorata dell’Italia, nascondendo la profonda crisi economica e i drammi dell’emarginazione sociale. Soprattutto nei telegiornali più seguiti, esse propongono un’informazione politica sfacciatamente filogovernativa, confezionata in modo tale da rendere del tutto marginale e insignificante la voce delle opposizioni. Inoltre dall’estero appare ancora più evidente come tutta la programmazione di intrattenimento delle principali reti televisive italiane abbia inciso profondamente nei gusti e negli stili di vita della società italiana, riducendo gli spazi per il pensiero critico e per interessi culturali più elevati.
In questi giorni in Italia siamo di fronte ad un ennesimo micidiale attacco alla libertà d’informazione. Con la “legge-bavaglio” contenuta all’interno del disegno di legge sulle intercettazioni attualmente all’esame del Parlamento verrebbe assestato un colpo mortale alla libera espressione della stampa, che si ritroverebbe di fatto impossibilitata a dare conto dei fenomeni di corruzione e di malaffare.
A nome di migliaia di italiani all’estero determinati a tutelare l’immagine di un Paese civile e moderno, a nome di quanti rivendicano in Europa e nel mondo un’informazione obiettiva sulla realtà italiana, a nome di quanti si sono radicati in paesi in cui la libertà di espressione è un principio indiscutibile, chiediamo di fermare la “legge-bavaglio” e di mettere mano in modo radicale alle gravi anomalie del sistema dell’informazione italiana. Ciò a partire dalla sua causa profonda che risiede nel conflitto di interessi del capo di governo. Chiediamo un impegno in questo senso a tutti i parlamentari e facciamo appello in particolare agli eletti all’estero affinché si facciano promotori di una denuncia forte dei rischi che corre la democrazia italiana anche in rapporto alle moderne democrazie europee.
Per queste ragioni esprimiamo la nostra più convinta adesione alla manifestazione promossa dalla Federazione della Stampa Italiana il primo luglio per la libertà di stampa, contro la “legge-bavaglio” e contro i tagli alla cultura!
La Sinistra italiana in Svizzera, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito Democratico, Italia dei Valori, Rifondazione Comunista, Colonia Libera Italiana e ACLI Zurigo, Radio Lora italiana
Dalla nostra ottica di italiani residenti in Svizzera, confrontati con una stampa e una televisione saldamente ispirate ai principi del pluralismo, le anomalie italiane nel campo dell’informazione appaiono ancora più scandalose ed estranee alla tradizione democratica europea. La denuncia emersa nel corso della discussione ha riguardato in particolare le principali reti RAI e Mediaset, che trasmettono un’immagine edulcorata dell’Italia, nascondendo la profonda crisi economica e i drammi dell’emarginazione sociale. Soprattutto nei telegiornali più seguiti, esse propongono un’informazione politica sfacciatamente filogovernativa, confezionata in modo tale da rendere del tutto marginale e insignificante la voce delle opposizioni. Inoltre dall’estero appare ancora più evidente come tutta la programmazione di intrattenimento delle principali reti televisive italiane abbia inciso profondamente nei gusti e negli stili di vita della società italiana, riducendo gli spazi per il pensiero critico e per interessi culturali più elevati.
In questi giorni in Italia siamo di fronte ad un ennesimo micidiale attacco alla libertà d’informazione. Con la “legge-bavaglio” contenuta all’interno del disegno di legge sulle intercettazioni attualmente all’esame del Parlamento verrebbe assestato un colpo mortale alla libera espressione della stampa, che si ritroverebbe di fatto impossibilitata a dare conto dei fenomeni di corruzione e di malaffare.
A nome di migliaia di italiani all’estero determinati a tutelare l’immagine di un Paese civile e moderno, a nome di quanti rivendicano in Europa e nel mondo un’informazione obiettiva sulla realtà italiana, a nome di quanti si sono radicati in paesi in cui la libertà di espressione è un principio indiscutibile, chiediamo di fermare la “legge-bavaglio” e di mettere mano in modo radicale alle gravi anomalie del sistema dell’informazione italiana. Ciò a partire dalla sua causa profonda che risiede nel conflitto di interessi del capo di governo. Chiediamo un impegno in questo senso a tutti i parlamentari e facciamo appello in particolare agli eletti all’estero affinché si facciano promotori di una denuncia forte dei rischi che corre la democrazia italiana anche in rapporto alle moderne democrazie europee.
Per queste ragioni esprimiamo la nostra più convinta adesione alla manifestazione promossa dalla Federazione della Stampa Italiana il primo luglio per la libertà di stampa, contro la “legge-bavaglio” e contro i tagli alla cultura!
La Sinistra italiana in Svizzera, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito Democratico, Italia dei Valori, Rifondazione Comunista, Colonia Libera Italiana e ACLI Zurigo, Radio Lora italiana
Intercettazioni e Privacy: Siddi (Fnsi) ascoltare caute ma ferme parole del Garante
“La relazione del Garante della Privacy non può restare inascoltata. I pericoli per la libertà di stampa, individuati dal presidente Pizzetti, nelle norme che intendono vietare a priori
l’informazione sugli atti contenuti nelle intercettazioni disposte per le inchieste giudiziarie, vanno raccolti dal Parlamento. Il disegno di legge Alfano - così com’ è - è sbagliato e inefficace anche rispetto ai pretesi abusi che vuole impedire. Nessuna legge può stabilire a priori che un atto (le intercettazioni) piuttosto che un altro (qualsiasi verbale, per esempio) se pubblicato, o se di esso se ne da conto, violi la privacy. In questo caso si introducono solo norme, inaccettabili, di censura
preventiva.
Non è una legge equilibrata quella che sposta i punti di equilibrio tra libertà di stampa e riservatezza, solo su quest’ultimo punto mirando - come sta emergendo nelle tesi di chi sostiene il ddl – solo a proteggere la privacy della casta. E già questo è un elemento di grave ingiustizia e iniquità.
La cautela e la prudenza del Prof. Pizzetti, le sue parole misurate, le sue espressioni critiche anche verso gli eccessi talvolta compiuti dalla stampa, non attenuano la forza delle sue parole che incoraggiano una serie riflessione istituzionale e politica. In particolare, il rilievo dato ad un altro punto del ddl che tradisce il valore costituzionale della legge sulla stampa rafforza la nostra istanza
di eliminare l’invasione dell’editore in redazione attraverso l’obbligo di adottare misure per impedire la pubblicazione di contenuti editoriali. La legge del ’47 - ha ricordato infatti il Garante -è stata approvata dalla stessa Assemblea Costituente che votò la Costituzione Repubblicana, con lo scopo preciso di distinguere la responsabilità ed il ruolo dei proprietari dei giornali da quello dei giornalisti, per essi attraverso il direttore, per tutelare il principio dell’autonomia e della libertà
dell’informazione. Un tradimento della memoria costituzionale, fondamento della convivenza.
Un avviso ulteriore dei grandi profili incostituzionali del ddl sulle intercettazioni.
Ecco perché la Fnsi continuerà a contrastare in maniera incessante il ddl Alfano senza rinunciare a rendere chiare le proposte per davvero sostenere la lealtà e la completezza dell’informazione e il suo pluralismo. Contro ogni silenzio di Stato. Tutte ragioni queste per le quali i giornalist a
Roma e a Conselice (Ravenna), città della Resistenza e dell’unico monumento italiano alla libertà di stampa, ma anche in tante altre città d’Italia (da Torino a Trieste, da Bari a Milano), saranno in piazza con i cittadini per aprire la stagione della resistenza civile. E il 9 luglio (con astensione dal lavoro nella carta stampata il giorno 8) sarà la giornata del silenzio, dell’indignazione, dell’impegno a non accettare alcuna mutilazione (con ogni forma di resistenza possibile) del circuito dell’informazione che appartiene ai cittadini.
l’informazione sugli atti contenuti nelle intercettazioni disposte per le inchieste giudiziarie, vanno raccolti dal Parlamento. Il disegno di legge Alfano - così com’ è - è sbagliato e inefficace anche rispetto ai pretesi abusi che vuole impedire. Nessuna legge può stabilire a priori che un atto (le intercettazioni) piuttosto che un altro (qualsiasi verbale, per esempio) se pubblicato, o se di esso se ne da conto, violi la privacy. In questo caso si introducono solo norme, inaccettabili, di censura
preventiva.
Non è una legge equilibrata quella che sposta i punti di equilibrio tra libertà di stampa e riservatezza, solo su quest’ultimo punto mirando - come sta emergendo nelle tesi di chi sostiene il ddl – solo a proteggere la privacy della casta. E già questo è un elemento di grave ingiustizia e iniquità.
La cautela e la prudenza del Prof. Pizzetti, le sue parole misurate, le sue espressioni critiche anche verso gli eccessi talvolta compiuti dalla stampa, non attenuano la forza delle sue parole che incoraggiano una serie riflessione istituzionale e politica. In particolare, il rilievo dato ad un altro punto del ddl che tradisce il valore costituzionale della legge sulla stampa rafforza la nostra istanza
di eliminare l’invasione dell’editore in redazione attraverso l’obbligo di adottare misure per impedire la pubblicazione di contenuti editoriali. La legge del ’47 - ha ricordato infatti il Garante -è stata approvata dalla stessa Assemblea Costituente che votò la Costituzione Repubblicana, con lo scopo preciso di distinguere la responsabilità ed il ruolo dei proprietari dei giornali da quello dei giornalisti, per essi attraverso il direttore, per tutelare il principio dell’autonomia e della libertà
dell’informazione. Un tradimento della memoria costituzionale, fondamento della convivenza.
Un avviso ulteriore dei grandi profili incostituzionali del ddl sulle intercettazioni.
Ecco perché la Fnsi continuerà a contrastare in maniera incessante il ddl Alfano senza rinunciare a rendere chiare le proposte per davvero sostenere la lealtà e la completezza dell’informazione e il suo pluralismo. Contro ogni silenzio di Stato. Tutte ragioni queste per le quali i giornalist a
Roma e a Conselice (Ravenna), città della Resistenza e dell’unico monumento italiano alla libertà di stampa, ma anche in tante altre città d’Italia (da Torino a Trieste, da Bari a Milano), saranno in piazza con i cittadini per aprire la stagione della resistenza civile. E il 9 luglio (con astensione dal lavoro nella carta stampata il giorno 8) sarà la giornata del silenzio, dell’indignazione, dell’impegno a non accettare alcuna mutilazione (con ogni forma di resistenza possibile) del circuito dell’informazione che appartiene ai cittadini.
Il Sindacato dei Giornalisti tedeschi DJV sostiene la protesta Fnsi contro la legge che punisce i media in Italia
Berlino, 29.06.2010 – La Federazione tedesca dei giornalisti Djv ha protestato contro la legge intercettazioni programmata in Italia per intervenire contro i media, per impedire la cronaca dei procedimenti penali in corso. “Un intervento che è ingerenza su un bene così fondamentale come lalibertà di stampa non è accettabile in Europa” , afferma Michael Konken, il Presidente federale del DJV.
Il DJV è pertanto solidale con le critiche alla politica sui media del Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi. Konken aggiunge nella sua nota inviata ai colleghi italiani: “ Noi appoggiamo la manifestazione dei giornalisti della Fnsi e delle organizzazioni per i diritti civili in programma per il 1° Luglio a Roma e auguriamo molto successo ai nostri colleghi italiani.”
“Insieme ad altre organizzazioni prosegue la nota - la Federazione italiana dei giornalisti (FNSI) ha chiamato tutti a una protesta contro contro l’iniziativa del Governo Berlusconi il 1° Luglio a Roma, con lo scopo di manifestare per la libertà di stampa. Sfondo di tale protesta sono i numerosi tentativi del capo di Governo di sottomettere la cronaca critica.
I continui tentativi di Berlusconi di rendere la stampa, la radio e le tv ubbidienti e malleabili non sono compatibili con i principi base della democrazia e della libertà di opinione in Europa”, puntualizza Konken.
Il presidente del DJV ha ricordato, infine, come, nel contesto del premio della DJV per la libertà di stampa, il premio del 2009 sia andato al giornalista italiano per il suo coraggioso valoroso impegno contro i tentativi di influenza sui media del Capo del Governo italiano : “Il pubblico europeo non ignorare ciò che viene fatto in Italia contro giornalisti valorosi e critici.”
Il DJV è pertanto solidale con le critiche alla politica sui media del Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi. Konken aggiunge nella sua nota inviata ai colleghi italiani: “ Noi appoggiamo la manifestazione dei giornalisti della Fnsi e delle organizzazioni per i diritti civili in programma per il 1° Luglio a Roma e auguriamo molto successo ai nostri colleghi italiani.”
“Insieme ad altre organizzazioni prosegue la nota - la Federazione italiana dei giornalisti (FNSI) ha chiamato tutti a una protesta contro contro l’iniziativa del Governo Berlusconi il 1° Luglio a Roma, con lo scopo di manifestare per la libertà di stampa. Sfondo di tale protesta sono i numerosi tentativi del capo di Governo di sottomettere la cronaca critica.
I continui tentativi di Berlusconi di rendere la stampa, la radio e le tv ubbidienti e malleabili non sono compatibili con i principi base della democrazia e della libertà di opinione in Europa”, puntualizza Konken.
Il presidente del DJV ha ricordato, infine, come, nel contesto del premio della DJV per la libertà di stampa, il premio del 2009 sia andato al giornalista italiano per il suo coraggioso valoroso impegno contro i tentativi di influenza sui media del Capo del Governo italiano : “Il pubblico europeo non ignorare ciò che viene fatto in Italia contro giornalisti valorosi e critici.”
DARIO VERGASSOLA, INTERCETTAZIONI: “ALTRO CHE PRIVACY, IL VERO PROBLEMA E’ IL CONFLITTO D’INTERESSI”
“Il vero problema non è la difesa della privacy ma quello del conflitto di interessi, un problema abnorme. Ormai parlarne è diventato quasi un atto di scortesia. Parlare di conflitto di interesse è vintage. Ma credo che il nodo della questione sia proprio questo”. Così Dario Vergassola ai microfoni del coordinamento 1° Luglio costituito in occasione della manifestazione contro il bavaglio all'informazione, su iniziativa di Articolo 21, Associazione 5/12, Lettera 22 e Reporter Senza Rete. “Sono contro il bavaglio salvo qualche eccezione... per i giochi erotici”. Graffiante come sempre Vergassola prosegue: “Mi sembra che i tagli ai teatri siano l’ultima tappa di un percorso antidemocratico avviato da tempo. “Dopo l’impostazione data ai telegiornali - prosegue il comico - le difficoltà evidenti nella produzione cinematografica, le scellerate telefonate per controllare e snaturare il palinsesto televisivo, l'idea di tagliare i fondi anche ai teatri, unici posti dove la gente comune può andare ad apprendere “cultura” mi sembra una vera follia. È un vero e proprio giro di vite all'utilizzo di luoghi pubblici dove si possono raccontare cose”.L’integrale su www.articolo21.org, www.reportersenzarete.org, www.lettera22.it Per info: 392 5082277
Enzo Iacopino (Presidente Odg) “Se passa la norma c’è il dovere della disobbedienza civile”. Ghirra, (Segretario Odg) “Non è un diritto corporativo"
Noi andiamo a Piazza Navona con tantissimi giornalisti italiani, a nome dei giornalisti italiani, per chiedere rispetto per chi lavora nel mondo dell’informazione, rispetto soprattutto per la libertà d’informazione. – lo afferma ai microfoni del Comitato 1 Luglio il neo segretario dell’Ordine dei Giornalisti Giancarlo Ghirra - E’ inaccettabile che il Presidente del Consiglio che mette insieme le due caratteristiche di essere un politico ed un editore, metta in discussione la libertà di stampa. Non lo facciamo per un diritto corporativo. La libertà d’informazione è un diritto dei cittadini. Ai cittadini non può essere negato di sapere cosa fanno i potenti in questo paese. Il tentativo dell’attuale governo è quello di imporre una legge che metta il bavaglio alle notizie. Impedire ai cittadini di poter esercitare la loro sovranità che deve essere affrontata solo sulla conoscenza di ciò che il potere fa. Ecco perché saremo in piazza”. Per il neo Presidente Enzo Iacopino “A me è capitato già di dire che davanti a norme di questo tipo, se tali diventeranno, c’è il dovere della disobbedienza civile, ovviamente questo comporta un impegno, tenendo presente una cosa che molte volte viene trascurata: l’Ordine dei giornalisti è un ente di diritto pubblico. A volte questa responsabilità costringe a far violenza sui sentimenti e quindi anche le dichiarazioni di alcuni di noi che rappresentano l’ordine, magari non testimoniano esattamente quel che abbiamo nel cuore, ma debbono conciliare quel che abbiamo dentro con il dovere che ci deriva da questo ruolo di ente di diritto pubblico”.L’integrale su www.articolo21.org, www.reportersenzarete.org, www.lettera22.it Per info: 392 5082277
9 luglio, ecco come sarà lo sciopero
I giornalisti italiani hanno proclamato per il 9 luglio, la giornata del silenzio dell’informazione una giornata di silenzio per protestare contro il disegno di legge Alfano che limita pesantemente la libertà di stampa e prevede pesanti sanzioni contro editori e giornalisti che danno conto di
fatti di cronaca giudiziaria ed indagini investigative. I giornalisti italiani si asterranno dal lavoro con le seguenti modalità:
i giornalisti dei quotidiani, dei service e delle strutture sinergiche nazionali e locali si asterranno dal lavoro nella giornata di giovedì 8 luglio per impedire l’uscita dei quotidiani nella giornata di venerdì 9 luglio;
i giornalisti delle agenzie di stampa, si asterranno dal lavoro dalle ore 07.00 di venerdì 9 luglio alle ore 07.00 di sabato 10 luglio;
i giornalisti delle testate web e dei siti on-line, ancorché collegate a testate stampate, quotidiane o periodiche, si asterranno dal lavoro dalle ore 06.00 di venerdì 9 luglio alle ore 06.00 di sabato 10 luglio. I comitati e i fiduciari di redazione delle stesse testate e degli stessi siti sono chiamati verificare, con le rispettive direzioni, la possibilità di oscurare nella stessa giornata la parte informativa della testata o del sito sostituendola con comunicati, immagini illustrative ed informazioni sulle iniziative sindacali per il diritto di cronaca e il diritto dei cittadini all’informazione;
i giornalisti free-lance, i collaboratori ed i corrispondenti si asterranno dal lavoro secondo le modalità previste per i giornalisti della testata per la quale prestano la loro opera;
i giornalisti degli uffici stampa si asterranno dal lavoro per l’intera giornata di venerdì 9 luglio;
i giornalisti dell’emittenza radiotelevisiva pubblica e privata analogica e digitale, nazionale e locale, dei giornali telematici, dei siti web, dei portali internet e dei canali tematici satellitari legati o no a network terrestri si asterranno dal lavoro a partire dalle ore 06.00 di venerdì 9 luglio alle ore 06.00 di sabato 10 luglio.
Nel corso della manifestazione del silenzio, nelle emittenti radiotelevisive, saranno assicurati soltanto i notiziari in forma ridotta previsti da eventuali accordi aziendali. Pertanto, si prevede che non vada in onda nessuna trasmissione o rubrica giornalistica, né andranno in onda trasmissioni registrate in giornate precedenti, che abbiano come conduttori o protagonisti giornalisti, né avvenimenti sportivi con la cronaca di giornalisti. In ogni caso sarà assicurata la presenza dei comitati di redazione in tutte le redazioni al fine di predisporre notiziari straordinari in presenza di eventi di particolare gravità e interesse per l’utenza;
i giornalisti dei periodici parteciperanno alla giornata del silenzio con astensione dalle prestazioni e sospensione dell’aggiornamento degli eventuali siti web della loro testata il giorno 9 luglio p.v. I comitati e fiduciari di redazione delle testate periodiche sono altresì chiamati a richiedere la pubblicazione sul primo numero utile della loro testata di comunicati sulle motivazioni della giornata del silenzio e a sollecitare le rispettive direzioni perché siano fatti conoscere ai lettori i motivi della protesta.
fatti di cronaca giudiziaria ed indagini investigative. I giornalisti italiani si asterranno dal lavoro con le seguenti modalità:
i giornalisti dei quotidiani, dei service e delle strutture sinergiche nazionali e locali si asterranno dal lavoro nella giornata di giovedì 8 luglio per impedire l’uscita dei quotidiani nella giornata di venerdì 9 luglio;
i giornalisti delle agenzie di stampa, si asterranno dal lavoro dalle ore 07.00 di venerdì 9 luglio alle ore 07.00 di sabato 10 luglio;
i giornalisti delle testate web e dei siti on-line, ancorché collegate a testate stampate, quotidiane o periodiche, si asterranno dal lavoro dalle ore 06.00 di venerdì 9 luglio alle ore 06.00 di sabato 10 luglio. I comitati e i fiduciari di redazione delle stesse testate e degli stessi siti sono chiamati verificare, con le rispettive direzioni, la possibilità di oscurare nella stessa giornata la parte informativa della testata o del sito sostituendola con comunicati, immagini illustrative ed informazioni sulle iniziative sindacali per il diritto di cronaca e il diritto dei cittadini all’informazione;
i giornalisti free-lance, i collaboratori ed i corrispondenti si asterranno dal lavoro secondo le modalità previste per i giornalisti della testata per la quale prestano la loro opera;
i giornalisti degli uffici stampa si asterranno dal lavoro per l’intera giornata di venerdì 9 luglio;
i giornalisti dell’emittenza radiotelevisiva pubblica e privata analogica e digitale, nazionale e locale, dei giornali telematici, dei siti web, dei portali internet e dei canali tematici satellitari legati o no a network terrestri si asterranno dal lavoro a partire dalle ore 06.00 di venerdì 9 luglio alle ore 06.00 di sabato 10 luglio.
Nel corso della manifestazione del silenzio, nelle emittenti radiotelevisive, saranno assicurati soltanto i notiziari in forma ridotta previsti da eventuali accordi aziendali. Pertanto, si prevede che non vada in onda nessuna trasmissione o rubrica giornalistica, né andranno in onda trasmissioni registrate in giornate precedenti, che abbiano come conduttori o protagonisti giornalisti, né avvenimenti sportivi con la cronaca di giornalisti. In ogni caso sarà assicurata la presenza dei comitati di redazione in tutte le redazioni al fine di predisporre notiziari straordinari in presenza di eventi di particolare gravità e interesse per l’utenza;
i giornalisti dei periodici parteciperanno alla giornata del silenzio con astensione dalle prestazioni e sospensione dell’aggiornamento degli eventuali siti web della loro testata il giorno 9 luglio p.v. I comitati e fiduciari di redazione delle testate periodiche sono altresì chiamati a richiedere la pubblicazione sul primo numero utile della loro testata di comunicati sulle motivazioni della giornata del silenzio e a sollecitare le rispettive direzioni perché siano fatti conoscere ai lettori i motivi della protesta.
DIRETTA SU RADIO POPOLARE NETWORK
La libertà di informare e di essere informati non può essere oggetto di trattative o mediazioni, perché questo diritto permette conoscenza e consapevolezza. Il governo Berlusconi, invece, vorrebbe cancellarlo. Popolare Network seguirà in diretta le iniziative contro la “legge-bavaglio” del 1° luglio. A partire dalle 18 i nostri inviati saranno a Roma, a Milano e nelle altre città dove sono previste proteste contro la legge che limiterà la possibilità di indagare e di informare.
Buon ascolto!
Popolare Network si può ascoltare in streaming su www.radiopopolare.it ,attraverso il satellite Eutelsat Hot Bird 4, a 13° Est polarizzazione verticale Frequenza 12.111 MHz oppure sulle frequenze delle radio del Network cliccando http://www.radiopopolare.it/ascoltaci/network/le-radio-del-network/
--
Cristina Selva, Nadia Tadini
radiopop@radiopopolare.it
Segreteria di redazione
02-39241301
Radio Popolare
Via Ollearo 5
20155 Milano
Buon ascolto!
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ABOLIAMO IL 684 DEL CODICE PENALE
Gent.mo Signor direttore
Oggi 1 luglio ci sarà uno sciopero nazionale indetto dalle organizzazioni che ruotano attorno al sindacato e l'ordine professionale dei giornalisti italiani per protestare contro il Disegno di Legge del Governo Italiano sulle intercettazioni telefoniche. In previsione di ciò, vorrei pregare e l'Ordine Nazionale dei Giornalisti e la Federazione azionale della Stampa Italiana, di volersi attivare per una raccolta di firme a livello giornalistico, editoriale, politico e pubblico, affinché venga abrogato l'articolo 684 del Codice Penale italiano
" Pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale "che recita:
"Chiunque pubblica, in tutto o in parte, anche per riassunto o a guisa d' informazione, atti o documenti di un procedimento penale, di cui sia vietata per legge la pubblicazione, è punito con l'arresto fino a 30 giorni e con l'ammenda da 51 a 158 euro".
L'articolo penale di cui sopra è limitativo della libertà di stampa odierna e futura in quanto per i trasgressori prevede e 30 giorni di arresto, cioè il carcere e, una lieve pena pecuniaria, Se gli organi preposti a garantire i giornalisti dal carcere non saranno disponibili a raccogliere le firme per l'abrogazione dell'articolo 684, mi occuperò personalmente io. Detto questo, è bene precisare che l'Italia guida largamente la classifica mondiale per intercettazioni telefoniche. Questi numeri:
IN ITALIA, come riferisce una nota dell'Associazione Nazionale Magistrati le intercettazioni sarebbero 119. 000, ovvero 3 utenze per ogni persona intercetta, con 39, 667 persone captate, per circa 2. 000. 000 di persone ascoltate.
Riguardo i giornali, per il 2003 le intercettazioni sarebbero più o meno 400. 000 (la Repubblica, 17 novembre 2004) e, nel 2005 invece 517. 000 ( Libero, 20 giugno 2010 ).
Molto basse al contrario le quote intercettazioni dei paesi europei ed extraeuropei:
GERMANIA, in totale 18. 320, nel 2008
REGNO UNITO, in totale sulle 6. 000 all'anno.
FRANCIA, in totale 6. 700
STATI UNITI, nel 2009 in totale 3. 673
Uno squilibrio veramente impressionante. O l'Italia è uno stato di polizia, oppure qualcosa non funziona nelle indagini della magistratura italiana. In base a questi numeri la Legge Bavaglio non esiste in quanto ogni giornale ha i suoi Pm o Magistrati che rivelano tabulati e atti giudiziari che invece dovrebbero essere tenuti segreti fino alla fine dei vari processi. Proprio la stampa italiana registra bassa dose di credibilità e fiducia fra aspettative dei lettori e l'operato dei giornalisti che, un recente sondaggio dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti della Lombardia, ha definito altamente preoccupante ed allarmante. Infatti, della polemica sulle intercettazioni alla pubblica opinione italiana interessa poco o niente. La gente non vuole essere intercettata e basta.
Non è vero nemmeno che i giornalisti italiani sarebbero gli unici a rischiare la galera per il diritto di libertà di stampa. Nel caso del News of the World, testata di Rupert Murdoch, come Sky, nel 2007 per intercettazioni telefoniche illegali un detective privato ed un giornalista sono finiti in galera. Non solo e Unione Europea e Costituzione Italiana, vietano le intercettazioni. Dice l'Europa:
art. 8: (…) "Eccetto che per motivi di sicurezza nazionale, per prevenire crimini e disordini, o proteggere salute e morale, oppure per difendere i diritti e l’altrui libertà, chiunque ha il diritto di venire rispettato per la sua vita privata e famigliare e, la pubblica autorità, non può interferire con il diritto alla privacy del cittadino".
Anche la Costituzione Italiana per le intercettazioni telefoniche prevede gli stessi
diritti della Convenzione Europea per i Diritti Umani. Infatti, basta leggerla:
art. 15 (…) " La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione ( quindi anche le conversazioni telefoniche ) sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria
tramite le garanzie stabilite dalla legge…" Sergio Trabalza,
cell. 3470674473 Tel. 0461 912845 E mail, sergiotrabalza@libero.it
Oggi 1 luglio ci sarà uno sciopero nazionale indetto dalle organizzazioni che ruotano attorno al sindacato e l'ordine professionale dei giornalisti italiani per protestare contro il Disegno di Legge del Governo Italiano sulle intercettazioni telefoniche. In previsione di ciò, vorrei pregare e l'Ordine Nazionale dei Giornalisti e la Federazione azionale della Stampa Italiana, di volersi attivare per una raccolta di firme a livello giornalistico, editoriale, politico e pubblico, affinché venga abrogato l'articolo 684 del Codice Penale italiano
" Pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale "che recita:
"Chiunque pubblica, in tutto o in parte, anche per riassunto o a guisa d' informazione, atti o documenti di un procedimento penale, di cui sia vietata per legge la pubblicazione, è punito con l'arresto fino a 30 giorni e con l'ammenda da 51 a 158 euro".
L'articolo penale di cui sopra è limitativo della libertà di stampa odierna e futura in quanto per i trasgressori prevede e 30 giorni di arresto, cioè il carcere e, una lieve pena pecuniaria, Se gli organi preposti a garantire i giornalisti dal carcere non saranno disponibili a raccogliere le firme per l'abrogazione dell'articolo 684, mi occuperò personalmente io. Detto questo, è bene precisare che l'Italia guida largamente la classifica mondiale per intercettazioni telefoniche. Questi numeri:
IN ITALIA, come riferisce una nota dell'Associazione Nazionale Magistrati le intercettazioni sarebbero 119. 000, ovvero 3 utenze per ogni persona intercetta, con 39, 667 persone captate, per circa 2. 000. 000 di persone ascoltate.
Riguardo i giornali, per il 2003 le intercettazioni sarebbero più o meno 400. 000 (la Repubblica, 17 novembre 2004) e, nel 2005 invece 517. 000 ( Libero, 20 giugno 2010 ).
Molto basse al contrario le quote intercettazioni dei paesi europei ed extraeuropei:
GERMANIA, in totale 18. 320, nel 2008
REGNO UNITO, in totale sulle 6. 000 all'anno.
FRANCIA, in totale 6. 700
STATI UNITI, nel 2009 in totale 3. 673
Uno squilibrio veramente impressionante. O l'Italia è uno stato di polizia, oppure qualcosa non funziona nelle indagini della magistratura italiana. In base a questi numeri la Legge Bavaglio non esiste in quanto ogni giornale ha i suoi Pm o Magistrati che rivelano tabulati e atti giudiziari che invece dovrebbero essere tenuti segreti fino alla fine dei vari processi. Proprio la stampa italiana registra bassa dose di credibilità e fiducia fra aspettative dei lettori e l'operato dei giornalisti che, un recente sondaggio dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti della Lombardia, ha definito altamente preoccupante ed allarmante. Infatti, della polemica sulle intercettazioni alla pubblica opinione italiana interessa poco o niente. La gente non vuole essere intercettata e basta.
Non è vero nemmeno che i giornalisti italiani sarebbero gli unici a rischiare la galera per il diritto di libertà di stampa. Nel caso del News of the World, testata di Rupert Murdoch, come Sky, nel 2007 per intercettazioni telefoniche illegali un detective privato ed un giornalista sono finiti in galera. Non solo e Unione Europea e Costituzione Italiana, vietano le intercettazioni. Dice l'Europa:
art. 8: (…) "Eccetto che per motivi di sicurezza nazionale, per prevenire crimini e disordini, o proteggere salute e morale, oppure per difendere i diritti e l’altrui libertà, chiunque ha il diritto di venire rispettato per la sua vita privata e famigliare e, la pubblica autorità, non può interferire con il diritto alla privacy del cittadino".
Anche la Costituzione Italiana per le intercettazioni telefoniche prevede gli stessi
diritti della Convenzione Europea per i Diritti Umani. Infatti, basta leggerla:
art. 15 (…) " La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione ( quindi anche le conversazioni telefoniche ) sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria
tramite le garanzie stabilite dalla legge…" Sergio Trabalza,
cell. 3470674473 Tel. 0461 912845 E mail, sergiotrabalza@libero.it
RETE DEI COMITATI PER LA COSTITUZIONE: NON ABBIAMO CAMBIATO IDEA
Non abbiamo cambiato idea.
La Rete dei Comitati per la Difesa della Costituzione che coordina i Comitati ancora attivi in molte città e i Comitati Dossetti per la Costituzione hanno deciso, in occasione del quarto anniversario della vittoria referendaria del 2006, di stendere un documento/appello che inizia proprio così NON ABBIAMO CAMBIATO IDEA.
Riteniamo infatti che l’unica strada che la Repubblica può percorrere, per uscire da una crisi senza precedenti, sia il rispetto e l’attuazione della nostra Costituzione che, nonostante il positivo esito referendario del 2006, continua ad essere quotidianamente aggredita. Il documento, che alleghiamo nella stesura integrale, unitamente alla adesione all’appello che l’ANPI ha inviato alle forze politiche che si riconoscono nella Costituzione invitandole ad un impegno unitario per fermare la deriva autoritaria che sta travolgendo il paese, sarà diffuso nella provincia di Ravenna a partire da giovedì 24 giugno.
I Comitati in Difesa della Costituzione saranno infatti presenti, con l’appello NON ABBIAMO CAMBIATO IDEA, che sarà distribuito in molti luoghi, in una settimana di continua mobilitazione:
- In tutti i banchetti che nel Comune di Ravenna sono ancora attivi, nei mercati e in molti altri luoghi, dal 24 giugno al 4 luglio, per la raccolta di firme promossa dal Forum Nazionale per l’Acqua Pubblica, a cui i Comitati in Difesa della Costituzione hanno aderito.
- A Villanova di Bagnacavallo venerdì 25 giugno al mercato.
- A Bagnacavallo sabato 26 giugno al mercato.
- A Faenza sarà allestito un banchetto fra Corso Mazzini e Piazza del Popolo in occasione del mercato di sabato 26 giugno.
- Alla passeggiata “imbavagliata” promossa per il pomeriggio di domenica 27 giugno dal Popolo Viola, fra Punta Marina e Marina di Ravenna, per continuare la protesta contro la legge bavaglio, passeggiata a cui i Comitati in Difesa della Costituzione hanno aderito.
- Alla notte bianca promossa a Conselice il primo luglio dalla FNSI. Conselice, che ospita l’unico monumento italiano alla libertà di stampa, sarà uno dei vari luoghi in cui la libera stampa sarà mobilitata contro la legge bavaglio, una legge evidentemente anticostituzionale. I Comitati in Difesa della Costituzione hanno rinnovato alla FNSI l’adesione già data a suo tempo in occasione della grande manifestazione del 3 ottobre scorso.
Inoltre, la Rete nazionale ci invita a consegnare il documento sia ai Parlamentari che, ove possibile, ai Prefetti.
Una delegazione dei Comitati sarà ricevuta sabato 26 giugno dal Senatore Vidmer Mercatali e lunedì 28 giugno dall’on. Gabriele Albonetti.
L’incontro con il Prefetto Dott. Riccardo Compagnucci è previsto per la prossima settimana. La data ci sarà confermata nelle prossime ore.
Comitati in difesa della Costituzione della provincia di Ravenna (Bagnacavallo, Faenza, Ravenna)
La Rete dei Comitati per la Difesa della Costituzione che coordina i Comitati ancora attivi in molte città e i Comitati Dossetti per la Costituzione hanno deciso, in occasione del quarto anniversario della vittoria referendaria del 2006, di stendere un documento/appello che inizia proprio così NON ABBIAMO CAMBIATO IDEA.
Riteniamo infatti che l’unica strada che la Repubblica può percorrere, per uscire da una crisi senza precedenti, sia il rispetto e l’attuazione della nostra Costituzione che, nonostante il positivo esito referendario del 2006, continua ad essere quotidianamente aggredita. Il documento, che alleghiamo nella stesura integrale, unitamente alla adesione all’appello che l’ANPI ha inviato alle forze politiche che si riconoscono nella Costituzione invitandole ad un impegno unitario per fermare la deriva autoritaria che sta travolgendo il paese, sarà diffuso nella provincia di Ravenna a partire da giovedì 24 giugno.
I Comitati in Difesa della Costituzione saranno infatti presenti, con l’appello NON ABBIAMO CAMBIATO IDEA, che sarà distribuito in molti luoghi, in una settimana di continua mobilitazione:
- In tutti i banchetti che nel Comune di Ravenna sono ancora attivi, nei mercati e in molti altri luoghi, dal 24 giugno al 4 luglio, per la raccolta di firme promossa dal Forum Nazionale per l’Acqua Pubblica, a cui i Comitati in Difesa della Costituzione hanno aderito.
- A Villanova di Bagnacavallo venerdì 25 giugno al mercato.
- A Bagnacavallo sabato 26 giugno al mercato.
- A Faenza sarà allestito un banchetto fra Corso Mazzini e Piazza del Popolo in occasione del mercato di sabato 26 giugno.
- Alla passeggiata “imbavagliata” promossa per il pomeriggio di domenica 27 giugno dal Popolo Viola, fra Punta Marina e Marina di Ravenna, per continuare la protesta contro la legge bavaglio, passeggiata a cui i Comitati in Difesa della Costituzione hanno aderito.
- Alla notte bianca promossa a Conselice il primo luglio dalla FNSI. Conselice, che ospita l’unico monumento italiano alla libertà di stampa, sarà uno dei vari luoghi in cui la libera stampa sarà mobilitata contro la legge bavaglio, una legge evidentemente anticostituzionale. I Comitati in Difesa della Costituzione hanno rinnovato alla FNSI l’adesione già data a suo tempo in occasione della grande manifestazione del 3 ottobre scorso.
Inoltre, la Rete nazionale ci invita a consegnare il documento sia ai Parlamentari che, ove possibile, ai Prefetti.
Una delegazione dei Comitati sarà ricevuta sabato 26 giugno dal Senatore Vidmer Mercatali e lunedì 28 giugno dall’on. Gabriele Albonetti.
L’incontro con il Prefetto Dott. Riccardo Compagnucci è previsto per la prossima settimana. La data ci sarà confermata nelle prossime ore.
Comitati in difesa della Costituzione della provincia di Ravenna (Bagnacavallo, Faenza, Ravenna)
UDC IN PIAZZA NAVONA
Con i colleghi dell’Udc aderiamo alla manifestazione di domani. A piazza Navona ci saranno Enzo Carra, Renzo Lusetti e Roberto Rao.
Intanto sul quotidiano Liberal di domani uscirà questo articolo di Enzo Carra. Vi diamo in anticipo il testo.
Grazie
Udc
----------------------------------------------------
La passeggiata
di Enzo Carra
Magari non sarà un inferno, come prevede Franceschini. Certo, però, la discussione sull’arcicontestata legge bavaglio non sarà una passeggiata per chi la impone. La maggioranza ha sfidato settori politici e dell’opinione pubblica ed ha costretto Fini a portare in aula alla Camera questa legge il 29 luglio. La sfida sarà raccolta e aprirà la strada ad una battaglia parlamentare di tipo nuovo. Fin qui abbiamo visto durissimi scontri sulle leggi “ad personam”. Oggi cominciamo con quelli sulle “leggi speciali”. E’ tra queste, infatti, che va annoverato un provvedimento illiberale e antistorico. Illiberale perché – lo ha affermato giusto ieri il compassato garante per la privacy Pizzetti – mettendo i direttori dei giornali sotto il controllo di editori preoccupati delle sanzioni “costituisce una discontinuità significativa”. Antistorico perché non vuole fare i conti con la realtà d’oggi. Fatta com’è di criminalità organizzata che va combattuta con ogni mezzo e con tecnologie che possono in ogni caso sostituire la stampa scritta.
Arriviamo dunque a un dibattito estivo su di una legge speciale e reazionaria. Un dibattito che farà perdere fatalmente di vista anche i punti sui quali c’è generale condivisione e che riguardano la tutela della riservatezza. Il governo e la maggioranza si assumono una grave responsabilità. Il loro sudore, nelle settimane di fine luglio e dei primi d’agosto non sarà pari a quello di chi si opporrà a un testo che cambia il nostro modello di società. Minacciare la libertà di stampa non è cosa da pensosi fautori della “società aperta”, piuttosto è disegno da occhiuti censori, ansiosi di chiudere spazi di libertà.
Di questo gli italiani si accorgono, e si accorgeranno. Nella nostra storia ben poche volte l’hanno avuta vinta i potenti che hanno creduto di infrangere i loro diritti. E quando ce l’hanno fatta, è stato per poco. Poi il tonfo è stato clamoroso e l’hanno pagata cara, anche in tempi recenti. Ma già: la storia non insegna niente a chi agisce, come in questo caso, per “puntiglio”, per dimostrare insomma che la forza è nelle sue mani. Finché c’è, quella forza.
Il presidente del consiglio pensa che sia possibile proclamare uno sciopero degli italiani “per insegnare ai giornali a non prendere in giro i propri lettori”. Se lo pensa è anche, o soprattutto perché gli italiani ai quali si rivolge li sente come cosa sua. Gelosi custodi dei suoi diritti e dei suoi beni. Stavolta, forse, sbaglia. I diritti e i beni di Silvio Berlusconi non sono esattamente quelli di cinquanta milioni di italiani, in piena crisi economica. Comunque, è difficile che tra le cose da fare subito questi cittadini mettano il divieto di intercettare e di pubblicare le intercettazioni, ma anche di dare notizie sulle indagini in corso. A meno di non credere che la criminalità mafiosa e la corruzione dei colletti bianchi siano dei fenomeni di massa che toccano da vicino la generalità della popolazione. Strano dunque che il presidente del consiglio indica una battaglia così rischiosa su di un terreno tanto scosceso e impopolare.
Si può invece sospettare che un certo logoramento abbia fatto breccia nelle pur eccezionali risorse psicofisiche del cavaliere e dei suoi collaboratori. Anche così, tuttavia, resta inescusabile la forzatura tentata con successo ieri su Fini. A meno che il presidente del consiglio non spieghi in tv che dopo aver provato, invano e per anni, di rendere più libera l’Italia abbia ultimamente deciso di esserne il normalizzatore. E però, che peccato.
Intanto sul quotidiano Liberal di domani uscirà questo articolo di Enzo Carra. Vi diamo in anticipo il testo.
Grazie
Udc
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La passeggiata
di Enzo Carra
Magari non sarà un inferno, come prevede Franceschini. Certo, però, la discussione sull’arcicontestata legge bavaglio non sarà una passeggiata per chi la impone. La maggioranza ha sfidato settori politici e dell’opinione pubblica ed ha costretto Fini a portare in aula alla Camera questa legge il 29 luglio. La sfida sarà raccolta e aprirà la strada ad una battaglia parlamentare di tipo nuovo. Fin qui abbiamo visto durissimi scontri sulle leggi “ad personam”. Oggi cominciamo con quelli sulle “leggi speciali”. E’ tra queste, infatti, che va annoverato un provvedimento illiberale e antistorico. Illiberale perché – lo ha affermato giusto ieri il compassato garante per la privacy Pizzetti – mettendo i direttori dei giornali sotto il controllo di editori preoccupati delle sanzioni “costituisce una discontinuità significativa”. Antistorico perché non vuole fare i conti con la realtà d’oggi. Fatta com’è di criminalità organizzata che va combattuta con ogni mezzo e con tecnologie che possono in ogni caso sostituire la stampa scritta.
Arriviamo dunque a un dibattito estivo su di una legge speciale e reazionaria. Un dibattito che farà perdere fatalmente di vista anche i punti sui quali c’è generale condivisione e che riguardano la tutela della riservatezza. Il governo e la maggioranza si assumono una grave responsabilità. Il loro sudore, nelle settimane di fine luglio e dei primi d’agosto non sarà pari a quello di chi si opporrà a un testo che cambia il nostro modello di società. Minacciare la libertà di stampa non è cosa da pensosi fautori della “società aperta”, piuttosto è disegno da occhiuti censori, ansiosi di chiudere spazi di libertà.
Di questo gli italiani si accorgono, e si accorgeranno. Nella nostra storia ben poche volte l’hanno avuta vinta i potenti che hanno creduto di infrangere i loro diritti. E quando ce l’hanno fatta, è stato per poco. Poi il tonfo è stato clamoroso e l’hanno pagata cara, anche in tempi recenti. Ma già: la storia non insegna niente a chi agisce, come in questo caso, per “puntiglio”, per dimostrare insomma che la forza è nelle sue mani. Finché c’è, quella forza.
Il presidente del consiglio pensa che sia possibile proclamare uno sciopero degli italiani “per insegnare ai giornali a non prendere in giro i propri lettori”. Se lo pensa è anche, o soprattutto perché gli italiani ai quali si rivolge li sente come cosa sua. Gelosi custodi dei suoi diritti e dei suoi beni. Stavolta, forse, sbaglia. I diritti e i beni di Silvio Berlusconi non sono esattamente quelli di cinquanta milioni di italiani, in piena crisi economica. Comunque, è difficile che tra le cose da fare subito questi cittadini mettano il divieto di intercettare e di pubblicare le intercettazioni, ma anche di dare notizie sulle indagini in corso. A meno di non credere che la criminalità mafiosa e la corruzione dei colletti bianchi siano dei fenomeni di massa che toccano da vicino la generalità della popolazione. Strano dunque che il presidente del consiglio indica una battaglia così rischiosa su di un terreno tanto scosceso e impopolare.
Si può invece sospettare che un certo logoramento abbia fatto breccia nelle pur eccezionali risorse psicofisiche del cavaliere e dei suoi collaboratori. Anche così, tuttavia, resta inescusabile la forzatura tentata con successo ieri su Fini. A meno che il presidente del consiglio non spieghi in tv che dopo aver provato, invano e per anni, di rendere più libera l’Italia abbia ultimamente deciso di esserne il normalizzatore. E però, che peccato.
LA CONSULTA DEI FIDUCIARI E CDR DELLA’ASR CONVOCATA IN PIAZZA NAVONA
La Consulta dei fiduciari e dei Comitati di Redazione dell’Associazione Stampa Romana è convocata in sessione straordinaria per domani, 1° luglio, alle ore 17 a piazza Navona. Il segretario dell’Asr Paolo Butturini e la segretaria della Consulta Stefania Conti hanno ritenuto di favorire così la partecipazione alla manifestazione indetta dalla Fnsi contro il disegno di legge sulle intercettazioni. Un provvedimento, il ddl Alfano, che nella parte riguardante le nome sull’informazione, si configura come una vera e propria censura preventiva, che di fatto cancella il diritto dei cittadini a essere correttamente informati.
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