giovedì 1 luglio 2010

PERSONE SENZA L'ETICHETTA DEL PREZZO

Il progetto editoriale in costruzione "gli italiani" aderisce alla manifestazione e la seguirà da sito web www.gliitaliani.it
questo l'editoriale di oggi pubblicato sul sito
PERSONE SENZA L'ETICHETTA DEL PREZZO
di Pietro Orsatti
La notizia è di questa mattina, paradossalmente passata quasi in sordina. Certo, l’hanno poi ripresa i Tg, ma con cautela, di taglio basso come si direbbe nella redazione di un giornale. E allora leggiamo il take di agenzia più sottovalutato del mese.
Il testo del ddl sulle intercettazioni arrivera’ in aula alla Camera il prossimo 29 luglio, dopo l’esame della manovra economica. La decisione e’ stata presa dalla presidenza della Camera davanti alla richiesta dei gruppi di maggioranza ed al no dell’opposizione. Il presidente dell’assemblea Fini avrebbe definito la decisione ‘irragionevole’ dal momento che probabilmente il voto finale sara’ a settembre ma di non aver potuto fare altrimenti senza venir meno ai doveri istituzionali. (Ansa)
La notizia è di una gravità assoluta e assolutamente prevedibile. Perché era evidente a tutti meno che alle “anime belle” dell’opposizione da caminetto che Fini avrebbe ceduto, che non avrebbe retto all’offensiva di Berlusconi e dei suoi su questa legge. Se leggete fra le righe è evidente che Fini ha subito un ricatto e, anche se scontento, si è dovuto riallineare ai desideri del partito dell’amore. È questo la politica in questo Paese, ormai. Ricatto.
Poi c’è un altro dato. Questa decisione viene presa a meno di 48 ore dalla manifestazione di domani convocata a piazza Navona a Roma proprio contro la legge bavaglio. Il Pdl, e Berlusconi in persona, si giocano la faccia su questo Ddl. In molti si erano illusi che bastasse appellarsi al buon senso e ai regolamenti per poter fermare la campagna punitiva voluta dal premier contri magistrati e giornalisti. Perché di questo si tratta. Punire. Punire la magistratura della propria indipendenza, i giornalisti per la propria professionalità, gli editori perché non vogliono più presentarsi più con il cappello in mano per ottenere gli avanzi della pubblicità lasciati dalle televisioni del premier e gli ultimi rimasugli dei finanziamenti pubblici all’editoria.
Berlusconi e suoi vogliono lo scontro, la prova di forza. Tutto e subito. Vogliono piegare le procure e i giornali, vogliono azzittire la cultura e l’informazione non mercificata. Alienare tutti a un progetto culturale unico e rassicurante, grossolano ma terribilmente efficace.
Il bavaglio non è solo alla stampa, ma anche al mondo della scuola e dell’università, della cultura e dell’arte. Tutto deve essere ricondotto al consumo. Popolo di donne e uomini trasformati in merci che consumano altre merci. Ognuno deve avere l’etichetta del prezzo e mettersi in vendita. Questo è il progetto culturale di questa maggioranza.
Qualche tempo fa intervistai il teologo, scrittore e giornalista (e anche politico e attivista dei movimento sociali) Frei Betto. Parlavamo del rapporto che esiste fra arte e cultura. E lui, spietatamente, individuò subito la più stridente contraddizione che si è affermata fra noi europei.
«Non esiste arte neutra – spiega Betto -. Ogni volta che si pretende di fare arte neutra si sta facendo solo intrattenimento, e questo fa solo il gioco della destra. L’arte non deve essere di destra o di sinistra, l’arte deve essere bella. L’artista, invece, sì. Lui deve fare la sua scelta. Ma nella sua bellezza anche l’arte ha una dimensione politica. È un linguaggio che può essere legato o meno con il cambiamento del mondo». Essere sintonizzati con la società, con quello che la muove, che la trasforma. L’utopia? «So che questa è una parola che voi europei non amate molto, ma in America latina questo è un termine che ha invece molta forza. Credere nell’utopia significa sperare in un miglioramento ed essere capaci di lottare per questo».
Bene, domani a piazza Navona noi rivendicheremo il nostro frammento di utopia. Il nostro sogno di una società dove sia possibile non essere in vendita, il nostro bisogno di essere persone senza l’etichetta del prezzo addosso. Noi domani, cittadini ancor prima che operatori dell’informazione, intellettuali, artisti, docenti e formatori e popolo saremo lì a rivendicare il nostro diritto di informare e di essere informati, il nostro diritto di sapere, il nostro dovere di migliorarci. Come singoli e come società.
Questa mattina ho ricevuto presto una telefonata da Pino Masciari, uno che ha speso la propria vita, il proprio lavoro, i propri affetti e addirittura la propria sicurezza personale per fare il proprio dovere: testimoniare contro la ‘ndrangheta e il malaffare. Era indignato. Profondamente. Aveva letto da poco le dichiarazioni di Marcello Dell’Utri dopo la sentenza di condanna in secondo grado per associazione esterna. Il senatore, in un intervista rilasciata a Il Giornale, aveva ancora una volta definito il boss mafioso Vittorio Mangano “un eroe”. «Se Mangano è un ‘eroe io chi sono? Un fesso?».
No, Pino, non sei un fesso. Tu sei un cittadino italiano. Tu sei un pezzo di questa società, importante. Per la tua storia. Per il tuo coraggio. Per quello che hai messo in gioco pur di non venderti. Anche per te, e per tutti quelli che ogni giorno scelgono di essere liberi, domani saremo a piazza Navona.

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