domenica 11 luglio 2010

9 luglio, così lo sciopero

“I giornalisti italiani sono chiamati ad una forma di protesta straordinaria
che si esprimerà in un “rumoroso” silenzio dell’informazione nella giornata
di venerdì 9 luglio, contro le norme del “ddl intercettazioni” che limitano
pesantemente il diritto dei cittadini a sapere come procedono le inchieste
giudiziarie, infliggendo gravi interruzioni al libero circuito delle notizie.
Quanti lavorano nel settore della carta stampata si asterranno dalle
prestazioni nella giornata di giovedì 8 luglio, per impedire l’uscita dei
giornali nella giornata di venerdì. Tutti gli altri, giornalisti dell’emittenza
nazionale e locale, pubblica e privata, delle agenzie di stampa, del web, dei
new media e degli uffici stampa non lavoreranno nella giornata di venerdì.
Free lance, collaboratori e corrispondenti si asterranno dal lavoro secondo
le modalità previste per la testata presso la quale prestano la loro opera. I
giornalisti dei periodici, infine, si asterranno dal lavoro venerdì 9, ma
assicurando, già da ora, la pubblicazione sui numeri in lavorazione delle
proprie testate di comunicati sulle motivazioni della giornata del silenzio.
Lo sciopero è una protesta straordinaria e insieme la testimonianza di una
professione, quella giornalistica, che vuole essere libera per offrire ai
cittadini informazione leale e la più completa possibile. Una protesta che si
trasforma in un “silenzio” di un giorno per evidenziare i tanti silenzi
quotidiani che il “ddl intercettazioni” imporrebbe se passasse con le norme
all’esame della Camera, imposte sin qui dal Governo e dalla maggioranza
parlamentare.
Molte notizie e informazioni di interesse pubblico sarebbero negate giorno
dopo giorno fino a cambiare la percezione della realtà, poiché oscurata,
“cancellata” per le norme di una legge sbagliata e illiberale che ne
vieterebbe qualsiasi conoscenza.
Giornalisti, ma anche gli editori e migliaia di cittadini, da mesi denunciano
le mostruosità giuridiche del “ddl intercettazioni”. Sono state anche
avanzate proposte serie per rendere ancora più severa e responsabile
l’informazione nel rispetto della verità dei fatti e dei diritti delle persone:
udienza filtro per stralciare dagli atti conoscibili le parti relative a persone
estranee e soprattutto alla dignità dei loro beni più cari protetti dalla
privacy; giurì per la lealtà dell’informazione che si pronunci in tempi brevi
su eventuali errori o abusi in materia di riservatezza delle persone; tempi
limitati del segreto giudiziario; accessibilità alle fonti dell’informazione
contro ogni dossieraggio pilotato.
Nessuna risposta di merito. Lo sciopero, con la giornata del silenzio, è
espressione di indignazione, di partecipazione, di richiamo responsabile a
principi e valori che debbono valere in ogni stagione. Lo sciopero è un
momento della protesta e dell’azione incessante che proseguirà, fino al
ricorso della Corte europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo, qualora la
legge fosse approvata così com’è. Lo sciopero è anche segnalazione di un
allarme per una ferita che si aggiungerebbe ad un sistema informativo che
patisce già situazioni di oggettiva difficoltà e precarietà non solo per la crisi
economica, ma anche per una politica di soli tagli che rischiano di allargare
bavagli oggi altrimenti invisibili. L’informazione è un bene pubblico, non è
un privilegio dei giornalisti, né una proprietà dei padroni dei giornali e delle
televisioni, né una disponibilità dei Governi. E per i giornalisti non è uno
sciopero tradizionale contro le aziende, ma un atto di partecipazione e di
sacrifico della risorsa professionale per la difesa di un bene prezioso, dei
cittadini, proclamato con un silenzio che vuol parlare a tutti”.

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