mercoledì 16 settembre 2009

CDR Adige: Niente sconti a chi governa

"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".
Le prime righe dell’articolo 21 della Costituzione italiana rappresentano il principio cardine di ogni democrazia: laddove non c’è libero pensiero, manifestato o manifestabile in modo aperto e senza censure, non vi è democrazia.
Per difendere questo principio, è fondamentale aderire alla manifestazione di sabato 19 settembre a Roma, indetta dal sindacato nazionale dei giornalisti (Fnsi) contro i progetti del governo in carica, a cominciare dalla legge sulle intercettazioni, che limiterebbe enormemente il diritto di cronaca.
Ma la mobilitazione non deve fermarsi qui. Se l’Italia è l’unico Paese europeo ad essere stato retrocesso da “Freedom House“ (un'organizzazione non-profit e indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo) dalla categoria dei «Paesi con stampa libera» a quella dei Paesi dove la libertà di stampa è «parziale», la causa non è solo la «situazione anomala, a livello mondiale, di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati».
Se si è potuti arrivare fin qui, è anche perché il giornalismo italiano è controllato per lo più da editori che hanno interessi economici e politici preminenti, rispetto alla produzione di una “merce” delicata e pregiata qual è la notizia. Obiettivi cui spesso - nell’assenza totale di leggi che regolino i conflitti d’interesse - si sono piegati e si piegano anche molti giornalisti, rinunciando a porre le domande che caparbiamente bisognerebbe sempre fare ai potenti, per continuare a parlare ai lettori.
E’ allora ovvio che il potere si disabitui a rispondere, e s’infastidisca al punto da querelare testate e giornalisti, quando improvvisamente viene chiamato a rendere conto ai cittadini di ciò che fa e di ciò che non fa.
Per contrastare l‘idea dilagante che “chiedere è illecito“, occorre far sì che la manifestazione di sabato non sia solo un momento di “outing” collettivo, ma diventi il primo passo per richiamare tutti i giornalisti ad applicare sempre i codici deontologici, rispettando i deboli e non facendo sconti a chi governa o guida potentati economici e finanziari.
Solo così la stampa tornerà ad essere libera e autorevole, riferimento per tutti quei milioni di cittadini che non s’accontentano delle “veline”, ma pretendono che le notizie siano accurate e approfondite, magari scomode ma incontestabili fondamenti di una vera democrazia.
Il Cdr dell’Adige

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